Silenziosamente è passato già un anno dalla nascita del partito democratico. Non è stato un bel compleanno. La delusione imperversa, il futuro è incerto, felicità a momenti. Quello che ha più deluso il popolo delle primarie è stata la mancanza di un vero cambiamento. Quel popolo, insieme a molti altri italiani, non ha avuto la risposta che cercava. Quale risposta?Quella che un’altra società, speculare a quella della destra, è possibile.
Il programma della destra è chiaro, semplice, palese. Tengono questa linea da decenni ormai e la ripetono sempre ad un’audience televisiva e quindi passiva. La stessa bugia detta cento volte diventa verità. Esempio: siamo uno dei paesi con il livello di criminalità più basso d’Europa, eppure siamo insicuri e paurosi verso il prossimo. Il nostro programma, il programma del PD:………….,aspetta………..,no niente, non pervenuto. Nessuna visione collettiva, nessun ideale, nessuna volontà di fare il cambiamento, di ESSERE il cambiamento. Un continuo giocare in difesa, tirando a campare, aspettando gli sbagli degli altri per ricominciare a tessere un’azione corale. Ma chi non osa non vince.
Forse abbiamo perso troppo tempo in chiacchere sterili e vuote sul perchè abbiamo perso perchè alla fine c’è una grossa paura. Non abbiamo ancora affrontato discussioni sul programma politico, sui temi etici e morali e su molti altri argomenti che necessitano di un pensiero unito e condiviso perchè c’è il grosso timore di scoprirsi diversi, di non pensarla allo stesso modo, di capire di aver fatto un errore. Il terrore di aver preso una decisione sbagliata. Tornare indietro? Ce n’est pas possible! Non scopriremmo mai quanto siamo diversi finchè non iniziamo a parlarne e sono sicuro che in quel momento troveremo sicuramente una sintesi condivisa e soddisfacente. Una linea unica, condivisa da tutti; un concetto così semplice, eppure così difficile da perseguire.
Youdem tv, la giovanile, gli annunci degli esponenti del Pd che si contraddicono a vicenda. Ma quando si parla di politica? Possibile che si stia preparando una manifestazione da 4 mesi, dico 4 lunghissimi mesi, e non abbiamo uno straccio di proposta da dare alla gente. Possibile che ci sia qualcuno che una settimana prima dell’evento dica che la manifestazione forse non sarà fatta? Ma siamo rincoglioniti? Di cosa abbiamo paura? Di dare un’alternativa a questo governo? Di dare una speranza ai molti delusi del nostro partito?
Posso dire con certezza ch fino ad adesso la fusione dei due partiti è stata fredda. C’è ancora diffidenza reciproca, correnti, spartizioni di poltrone in base a numeri usciti dai più strani ragionamenti. Abbiamo fatto scappare la società civile, le nuove leve, chi credeva nel cambiamento. Quello che fa più arrabbiare è che non è difficile migliorare, passare di livello, essere forza protagonista. In molti hanno analizzato gli errori fatti, molti altri hanno proposto soluzioni e alternative, ma nessuno che abbia avuto il coraggio di intraprendere nuovi percorsi, nuove sfide, nuove ambizioni. Come direbbe il mio collega e compagno Luigi Branchitta, il Pd è il “nuovo avanzato”.
Alla fine il Pd è nato da poco e ai bambini si perdonano tante cose. E’ successo molte volte, troppe. Ma poi si cresce, si fanno decisioni indipendenti, non si ascoltano più i genitori, perchè spesso non riescono a percepire come è cambiata la società che ci avvolge. Sono necessarie Nuove leve che portano freschezza, speranza e un nuovo modo di comunicare, così fondamentale in questa società
Ma sono ottimista, credo nel segretario Walter (anche se deve smetterla sempre di legittimarsi) e nel nuovo percorso che sta provando, con fatica, a percorrere: offire un’alternativa concreta, la nostra, a un governo che sta rovinando il paese, che sta cambiando l’opinione pubblica, che ha istinti dittatoriali e conservatori, ma che fino a adesso non aveva opposizione. Ora incominciamo a parlare di politica, a 360°. Confrontiamoci, litighiamo, discutiamo, ma nel più breve tempo offriamo una piattaforma programmatica. Qualcosa che ci unisca come gruppo e come partito, qualcosa per cui vale davvero la pena parlare con la gente, spiegargli perchè crediamo in questo progetto, cercare di convincerla che ascoltarci è la scelta giusta da fare. Spesso, troppe volte ho sentito parlare di “ritornare alla base, al territorio”. Sì ma per dirgli cosa? Che deve avere fiducia di noi solo perchè siamo più bravi? Fatemi parlare di economia, di salari, di aborto, dei dico, d’innovazione.
E’ il nostro momento di attaccare, ma facciamolo come squadra, con un’azione comune, con una regia che ci ha dato il nostro allenatore. Sbagliare goal ora significa perdere la partita. Game over.
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