«Candidare Emma Bonino è eutanasia di un partito e se la leader radicale vincerà le elezioni io lascerò il partito. È al partito che chiedo conto, non alla Bonino. Lei è brava e non mi inganna, perchè io la combatto da una vita. Quando lei si batteva per il divorzio, io lottavo contro e così sull’aborto». Riguardo alla candidata del Pdl Renata Polverini, la deputata del Pdl la giudica «senz’altro interessante. Il gioco al massacro del quotidiano Europa conferma che la temono. La conosco poco ma l’apprezzo». Binetti non esclude di poter dare il proprio voto proprio alla Polverini. «Vedremo – afferma – Come si dice, nel segreto dell’urna…». E alla domanda se farà campagna contro la Bonino in Vaticano e dintorni risponde: «Secondo lei, cosa sto facendo?». (dall’Unità del 16 Gennaio)
Ci risiamo. Ancora una volta Paola Binetti, deputato pd, esponente di punta dei teodem, minaccia la sua uscita dal partito. Dopo la sua dichiarazione rilasciata al Corriere della Sera e riportata sopra dall’Unità, io mi domando cosa aspetta il partito a prendere una posizione seria e responsabile. Non solo l’on. Binetti a mio giudizio toglie più consenso di quello che può dare, ma il solo fatto di non riconoscere le altre anime del partito e di minacciare la sua uscita ogni volta che c’è una posizione discordante dalla sua idea genera confusione e sfiducia fra i militanti e i simpatizzanti del partito. Siamo un partito pluralista, è normale anche essere una minoranza, ma non per questo si deve compromettere l’animo riformista/progressista del PD. Rutelli non l’ha accettato e se ne ha andato. Scelta discutibile, ma almeno si è rivelato coerente con le sue ambizioni.
Responsabilità e buonsenso avrebbero richiesto ugualmente un suo impegno a sostegno della Bonino, ma fare addirittura campagna “contro” mina le basi di quello che ci dovrebbe unire: la fiducia tra noi, la solidarietà e lo spirito di gruppo.
Ma cosa deve fare un esponente del partito prima di ricevere le giuste conseguenze alle sue parole e azioni?
- Niente è stato fatto quando ha votato contro il governo Prodi a Dicembre 2007, dissentendo sul tipo di formulazione delle norme che vietano le discriminazioni relative al genere e alla omosessualità.
- Niente è stato fatto quando nel Novembre 2008 aveva dichiarato ”che le tendenze omosessuali fortemente radicate possono sfociare nella pedofilia”
- Niente è stato fatto durante la campagna elettorale del 2008 quando ha mostrato la radicale diversità delle sue posizioni rispetto al partito del quale fa parte affermando «Non voterò nessuna normativa giuridica a tutela delle coppie gay»
- Niente è stato fatto quando durante la trasmissione Tetris di La7 ha affermato che l’omosessualità è «una devianza della personalità» e che essere gay è un comportamento «molto diverso dalla norma iscritta in un codice genetico, morfologico, endocrinologico» .
- Niente è stato fatto dopo le sue molteplici dichiarazioni di voler uscire dal partito.
Carra e Lusetti , altri esponenti della “corrente” teodem, hanno già lasciato il partito andando a ingrossare le file dei parlamentari UDC.Ma allora esiste una “questione cattolica” nel Pd? Io credo che ci sia una “questione fondamentalisti-cattolici” all’interno del Pd. Posizioni lontane e inconciliabili con i nostri valori,le nostre fondamenta, le nostre parole, come “tolleranza”, “no alle discriminazioni”, “laicismo”, che fanno parte invece della tradizione cattolica.
Lasciamo andare i fondamentalisti , magari perderemo qualche voto cattolico (davvero?), ma sono sicuro ne troveremo tanti altri, potendo finalmente urlare il nostro profilo moderno senza vecchi veti o inutili condizionamenti.
Ostaggio di chi porta il cilicio? Inconcepibile.
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