Visto che c’ho perso tempo…
Discorso all’Assemblea comunale – Elezione segretario comunale PD – 21/01/10
Oggi ce la dovremo fare. Finalmente da oggi possiamo tornare ad essere un partito, con la sua struttura, il suo segretario. Ma la domanda più difficile , alla quale non è semplice prevedere o anticipare una risposta è: ma quale partito?
Fino ad oggi abbiamo parlato di cambiamento senza cambiare, abbiamo descritto un percorso senza cominciarlo
Il mio di percorso è iniziato due anni fa, con la nascita del PD ed è proseguito con l’elezione a Consigliere comunale. All’inizio hai la falsa speranza di poter cambiare tutto, di rivoluzionare il sistema, poi ti accorgi subito che devi scontrarti con una parola che per molti giovani (e non) è difficile da capire o da comprendere: Responsabilità.
Responsabilità significa mediare la tua posizione con quella di altri che la pensano diversamente.
Responsabilità significa comprendere che la tua visione su un certo tema o su un certo argomento , non può essere imposta.
Responsabilità significa sapere accettare di essere minoranza, e di pesare per quello che si conta e per quello che si vale. Ad esempio Marino l’ha capito e Rutelli no, e se n’è andato.
Responsabilità significa votare proposte e documenti che vanno contro le proprie passioni, la propria storia, le proprie convinzioni, solo per evitare ulteriori fratture.
Ma la responsabilità di molti troppo spesso si scontra con l’interesse dei singoli (o dei gruppi)- Questo ha causato episodi ingiustificabili, capaci di compromettere tutto l’operato dell’amministrazione.
Ma siamo sicuri che il tanto discusso gruppo consiliare non sia in realtà uno specchio del partito che lo guida? Chi lo critica non ha pensato che avere un partito più forte forse gioverebbe all’amministrazione?
Deve far riflettere il fatto che il Consiglio si è spaccato per la maggior parte delle volte su questioni che stanno monopolizzando da mesi tutta la discussione politica all’interno del partito: la questione delle nomine. Persone, segretari, difensori civici…
In realtà sui temi poche volte abbiamo avuto defezioni, votando compatti documenti controversi e discussi come l’Istituzione del Testamento biologico, un grandissimo risultato politico per quanto mi riguarda.
C’è qualcos’altro che manca in questo partito oltre alla responsabilità, che invece dovrebbe essere uno dei pilastri fondamentali: La libertà.
Libertà per me significa provare a costruire qualcosa con un compagno o un amico anche se non appartiene alla tua mozione o alla tua corrente, senza per questo venire escluso.
Libertà per me significa sfuggire alle etichette, non essere bollato come esponente di un gruppo.
Libertà significa non essere giudicato da chi frequenti ma dalle idee che esponi.
Siamo schiavi e ossessionati dall’identità.Questo parlarsi addosso e contro, ex margherita,ex ds. Ma come, Berlusconi è stato tanto bravo a far dimenticare di essere stato ex qualsiasi cosa, dai socialisti alla P2, e noi qui a menarcela con le eredità del passato, invece di studiare il futuro
E questo futuro passa dal rinnovamento, una delle parole più abusate e inflazionate del momento. C’è chi ci costruisce sopra una candidatura, chi l’accosta alla parola giovane.
Mi fa sorridere ricordare che mentre si parlava di giovani e rinnovamento all’assemblea di fine Dicembre mi guardavo attorno e notavo che ero l’unico sotto i 30 anni. Ho seriamente pensato che c’era qualcosa di sbagliato in me. Che ero io l’intruso e forse dovevo andare tra i giovani democratici. Ma purtroppo devo dire che i giovani sono una copia patinata del partito nazionale. dove sono i sogni? dove sono le idee? dov’è la società del futuro?Ma i giovani sono il futuro. Non ci può essere coesione sociale in un Paese che non dà speranza ai giovani.
Per questo mi auguro che i giovani democratici di Pisa da poco costituiti possono essere un prezioso valore aggiunto al dibattito politico del partito e non una riserva nella quale attingere quando bisogna trovare un giovane anagraficamente parlando da mettere in qualche organismo e affermare di essere innovatori.
Purtroppo oggi votiamo un segretario a tempo ed è difficile costruire qualcosa di solido e duraturo. Cosa mi dovrei aspettare da lui?Cosa dovrebbe fare in questi mesi che ci separano dal congresso?
Come prima cosa dovrebbe guardare al futuro, Cercare di cambiare noi stessi, senza dimenticare la grandezza di un percorso compiuto fino ad oggi e senza rinunciare a costruire un futuro migliore attraverso la realizzazione di proposte concrete nel presente. C’è già tanto in queste parole.
Deve evitare il partito a tempo; ci avviciniamo alle Regionali, abbiamo un candidato validissimo, abbiamo iniziato la campagna elettorale prima di tutti in un modo che ritengo fantastico, sia a livello di proposte che di comunicazione. Non vorrei che venissimo bombardati di mail, sms, iniziative due-tre settimane prime delle elezioni e poi il giorno dopo, puff..sparito di nuovo.
Accorciare le distanze tra chi fa politica e chi la subisce. Prevale nella cosiddetta base (altro termine inflazionato e ormai mitizzato) l’ impressione di non contare nulla. Eppure è paradossale che il fenomeno del distacco si verifichi in un’ epoca caratterizzata, come non mai, dalla possibilità, ampiamente realizzata da milioni di individui, di interscambio di massa tra le persone singole e tra queste ed ogni tipo di istituzione. È vero, molte sezioni territoriali sono semi deserte, ma quanti milioni di collegamenti si realizzano in rete e si articolano in blog, facebook, e-mail, chat ed altri accessi in Internet?
Di dare alla politica un luogo, che a Pisa non può che essere il Partito Democratico. Di dare sede al Pd, di trovare un luogo nel quale discutere le ‘cose’ prima ancora delle persone che le rappresentano.
di aiutare l’amministrazione nelle difficili sfide che ci attendono nei prossimi mesi, proponendo riflessioni utili per avere una panoramica anche sintetica della società, o creando gruppi di lavoro per risolvere questioni delicate che si esauriscono con proposte concrete e suggerimenti.
Possibile che sullo spinoso problema politico di Rebeldia non ci sia un supporto concreto?
Che bilancio possiamo trarre dalla politica dell’ordinanze?
Come possiamo comunicare nel migliore dei modi le trasformazioni che interesseranno la città nei prossimi mesi,?
Ma l’Ikea a Pisa non la vogliamo?
Come vogliamo porci di fronte alla chiusura della Paradisa, che dava ospitalità a 500 studenti, che torneranno in parte ad alimentare il mercato degli affitti stellari?
Camp Darby, collaborazione o no?
Io vedo il partito come laboratorio per l’amministrazione, un laboratorio critico e propositivo. Abbiamo la fortuna di governare in questa città! Sfruttiamo questa occasione per innovare e porci ad esempio.
Ritengo possibile tutto questo solo con un segretario che ha una elevata trasversalità tra le varie anime del partito, per evitare un facile “fuoco amico”. Paolo Fontanelli ha le caratteristiche e il profilo giusto : durante le consultazioni di Dicembre si è rilevato quello con la maggioranza dei consensi e la sua candidatura ha l’appoggio di esponenti di tutte e tre le mozioni, conosce molto bene la realtà pisana ed ha ottenuto il sostegno del sindaco.
Ma dopo l’elezione a segretario, a prescindere dall’esito di stasera, voglio una svolta immediata:una politica rinnovata nelle parole e nelle scelte. Una politica fatta di qualità e di trasparenza: nel suo piccolo, rivoluzionaria. Non parlare genericamente di questo o quel problema, ma di una soluzione, anche piccola, anche iniziale, per affrontarlo.
Far sentire che ognuno di noi deve e può essere protagonista di questo cambiamento, di questa sfida. Ognuno di noi deve sentirsi parte di una squadra, che lavora insieme e corre non per una persona o per un piccolo obiettivo, ma per tutti.
Parte di una squadra rinnovata nei modi e nello stile che vuole guardare avanti, anziché guardare indietro.
Un’ultima cosa. Vorrei concludere il mio intervento con una analogia, il PD e il pugilato. Sapete qual’è il momento migliore di questo sport, il momento più bello, più atteso e più gratificante? Non è quando metti a segno un colpo che fa male o quando schivi all’ultimo secondo un destro dell’avversario. Non è durante il combattimento, ma alla fine, quando ci si abbraccia, quando si riconosce il valore dell’avversario, sia che abbia vinto o perso, quando ci siamo lasciati alle spalle tutta l’adrenalina, la rabbia. Proviamo anche noi a fare il famoso “terzo tempo”. Perchè a combattere sempre ci si stanca troppo, la vista si annebbia e andiamo al tappeto più facilmente.
Lascia un commento