Avatar

Al Cineplex di Pontedera, sdraiato su una poltrona imbottita e indossando un paio di occhialia avveniristici, ho visto Avatar, il nuovo kolossal di James Cameron. Gli occhiali servivano per godere dell’esperienza tridimensionale, necessaria per godere totalmente dell’esperienza ricercata dal regista di Titanic. Avatar è stato il film più costoso della storia del cinema (anche se probabilmente sarà anche quello che incasserà più soldi di tutti) e c’erano grandi aspettative soprattutto dal punto di vista tecnologico grazie all’utilizzo intenso degli effetti speciali. Il 3d non è una novità ormai, è da quasi un anno che i cinema di tutta Italia offrono pellicole tridimensionali. A Pisa abbiamo il Nuovo (che si è reinventato per sfuggire alla chiusura) che offre la nuova tecnologia (chiaramente a un costo maggiorato..10 euro il prezzo del  biglietto).

Avendo visto già qualche film in 3d l’effetto WOW non c’è stato. L’esperienza è sicuramente appagante, innovativa, un nuovo modo di “vedere”. Ma esistono ancora molti limiti : le scene movimentate e gli oggetti in primo piano appaiono sfuocati e quando il film è d’azione con combattimenti , corse, voli, l’effetto si nota molto. Inoltre non è molto riposante per gli occhi una pellicola lunga come Avatar, vista attraverso gli occhialini che richiedono una messa a fuoco oculare continua.

Venendo al film il mondo di Pandora è una continua scoperta visiva. Lo stupore del protagonista che si avvicina per la prima volta e osserva questo nuovo ecosistema è anche il nostro stupore. Un tripudio di luci e colori fin troppo vistosi che enfatizzano la lontananza dal nostro ambiente. I nuovi animali, versioni modificate di quelli “terrestri”, danno l’idea di qualcosa di naturale, non troppo alieno. Il sistema di motion capture che ha permesso una splendida resa delle emozioni attraverso il riconoscimento dei muscoli facciali rende molto “umana” la razza Naabi. Più che alieni gli abitanti di Pandora sembrano dei puffi all’incontrario, figure antropomorfe che si muovono e si esprimono come noi. I paesaggi sono qualcosa di magnifico, un paradiso reso ancora pù reale da una prodigiosa computer grafica che ti trascina nel mondo lussureggiante e selvaggio dei Naabi.

Nota dolente: la storia è troppo banale e semplice, con tempi morti e scene troppo affrettate. James Cameron, per renderlo un film per tutti, ha sacrificato la trama, costringendo Avatar ad essere portavoce di un messaggio già visto e stereotipato. La narrazione non è stata molto curata, un’occasione sprecata per far diventare il film una pietra miliare.

Alla fine Avatar resta un costoso esperimento per un nuovo cinema. Ha dimostrato come la computer grafica e le nuove tecnologie possono restituire una nuova esperienza visiva,più immersiva e appagante. Non ci sono più limiti tecnici alla fantasia dei registi e degli sceneggiatori: costruire un nuovo mondo con le sue regole e la sua natura si può: nessuno sa come arrivare a Pandora?


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