Settimana scorsa Obama ha tenuto il discorso sullo Stato dell’Unione, un evento che si ripete annualmente dove il presidente degli Stati Uniti D’America parla al congresso del futuro del Paese e analizza le scelte compiute.
Un discorso di alto livello, da statista, dove Obama con molta umiltà ha parlato degli errori compiuti, ma ha anche tracciato il lavoro dei prossimi mesi, sottolineando la priorità delle riforme che intende perseguire.
Ci sembra così strano a noi questo bellissimo esercizio di democrazia, dove il detentore del potere esecutivo relaziona in un altro organo democraticamente eletto nel rispetto reciproco. Noi così abituati a subire il futuro dell’Italia attraverso frasi ad effetto dette nei luoghi più diversi, senza organicità, senza riconoscimento dell’assemblea che detiene il potere legislativo: il Parlamento.
Non sarebbe “normale” vedere Berlusconi raccontare la sua visione d’Italia e ripercorrere le decisioni passate cercando di dargli un senso? E’ troppo difficile restituire dignità a un Parlamento ormai mortificato e costretto a subire e votare senza cambiamenti decine di decreti legge?
Ma è possibile vedere annunciati ministri senza nemmeno interpellare il Presidente della Repubblica?
Meno dichiarazioni nei salotti e in televisione: la sede ufficiale della politica deve rimanere il Parlamento (magari ridotto e riformato, ma anche su questo ci sono le “sparate”, giusto il tempo di guadagnarsi un titolo sui giornali ).
Lo stato dell’Italia
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