Ieri si è tenuto il bar camp sui diritti individuali organizzato dall’Associazione Luca Coscioni. Temi interessanti, relatori preparati, interesse del pubblico. Sono state fatte proposte da seguire per rilanciare una nuova stagione di diritti. Sono stato chiamato a intervenire per spiegare cosa può fare il Comune per le coppie di fatto e gli esempi pratici. Ecco una sintesi:
- Coppie di fatto : cosa NON può fare il comune.
Sotto il profilo amministrativo, la legislazione vigente attribuisce allo Stato la competenza esclusiva in materia di stato civile e di anagrafe, precludendo agli Enti locali la possibilità di dettare una disciplina concorrente e/o integrativa di quella relativa alle suddette materie.
Purtroppo l’Italia non ha attualmente una legislazione nazionale per le unioni civili e resta quindi un vuoto dove gli enti locali hanno poco margine di successo.
- Ma quante sono le coppie conviventi?
E’ difficile dare un numero specifico, non ci sono dati precisi: una ricerca Istat del 2007 testimonia come le coppie di fatto sono in continuo aumento, ormai oltre 500mila; un fenomeno al quale corrisponde una diminuzione dei matrimoni. Non solo: sono sempre di più le coppie di fatto che scelgono di avere dei figli. L’incidenza dei bambini nati al di fuori del matrimonio, attesta l’Istat nell’indagine ‘Il matrimonio in Italia: un’istituzione in mutamento’, è attualmente intorno al 15 per cento, cioè quasi 80.000 nati all’anno, quasi il doppio rispetto a 10 anni fa, quando questo valore era pari all’8 per cento. Celebrati ‘solo’ 250.000 matrimoni. Nel 2005 sono stati celebrati poco più di 250.000 matrimoni. Rapportato al ’72 il numero presenta un vistosissimo calo: infatti in quell’anno ne vennero celebrati 419.000.
Quante di queste coppie appartengono allo stesso sesso è ancora più difficile da individuare. Questi dati andrebbero aggiornati, ma sono sicuro che vedremmo come stanno aumentando di anno in anno.
- Perchè se ne dovrebbe occupare il Comune?
Visto il vuoto legislativo a livello nazionale e l’incapacità politica di elaborare una proposta di legge che restituisca alcune normative in linea con la maggior parte degli altri paesi europei, un Comune o un qualsiasi altro ente locale deve capire le trasformazioni della società, prenderne atto e rispondere di conseguenza. Vedendo i numeri delle coppie di fatto crescere si devono prendere alcuni provvedimenti volti a tutelare chi ha fatto una scelta diversa dal matrimonio o coppie di persone dello stesso sesso che al momento attuale non hanno nessun diritto. Dare una risposta locale a un problema globale, nella speranza che si generi un cambiamento a livello nazionale arrivando a una legislazione su questa materia.
- Ma cosa può fare il comune per le coppie di fatto?
Anche a livello comunale riconoscere le convivenze di fatto significa riconoscere ai singoli componenti della coppia dei diritti e dei doveri.
Con la riforma del titolo quinto ci sono tutta una serie di diritti che sono più di competenza degli Enti locali, Comune compreso, che del Parlamento nazionale. Il Parlamento nazionale non può obbligare un Comune ad assegnare gli alloggi comunali in un certo modo. Lo possono fare solo i Comuni ed un Comune che istituisce un registro delle coppie di fatto dice che, per entrare in una graduatoria, ad esempio degli alloggi comunali, non c’è discriminazione tra coppie sposate e coppie non sposate oppure tra conviventi eterosessuali o omosessuali. Questo riguarda anche per esempio il diritto di opzione. Se il Comune decide di vendere una casa popolare ad uso residenziale, chi ci sta dentro ed è assegnatario, ha diritto di opzione oppure ce l’ha il coniuge in comunità di bene. Se un uomo rinuncia ma è convivente con un altro uomo, secondo le leggi attuali il convivente, anche se ha convissuto con questa persona per più di cinque anni come richiede la legge, potrebbe essere sbattuto fuori da questa casa.
Il Comune inoltre può garantire, per esempio, una tariffazione unitaria per i rifiuti. Può riconsocere, infine, assegni e sostegni in termini economico sociali che sono canalizzati tramite il sistema cosidetto “familiare”, essendo la famiglia l’istituzione considerata realtà beneficiante di possibili agevolazioni economiche e sociali. Il termine “famiglia” in molti statuti regionali viene esteso esplicitamente alle coppie di fatto, dando la possibilità anche a loro di ricevere sostegno attraverso politiche redistributive.
- Gli esempi precedenti
Sia nel disegno legge dei DICO sia nella proposta di legge dei CUS si prevede che, per ottenere un diritto come convivente omosessuale o eterosessuale: eredità, reversibilità, permessi di lavoro, subentri nei contratti ecc. devono passare un tot di anni di convivenza. Cioè le proposte di legge vogliono che la coppia dimostri stabilità. Ora, le persone che hanno già avuto la possibilità di iscriversi nei registri delle coppie di fatto istituite già molti anni fa in molti comuni,come si può fare a Pisa dal ’98 , non dovranno avere l’obbligo ex novo di dimostrare la loro stabilità. Essendosi già iscritti, l’acquisizione dei loro diritti diventa automatica.
I registri delle unioni civili, nati sotto la spinta di comuni toscani ( Empoli, Pisa) nel 1998 si sono diffusi in molte regioni d’Italia.
Sono però un fallimento, con pochi iscritti, anche perchè non viene corrisposto nessun diritto.
- Il caso di Venezia
Il comune di Venezia sarà il primo in Italia a riconoscere stessi diritti e punteggio in graduatoria alle coppie conviventi,anche omosessuali, equiparandole a quelle di neo sposi.
Ai conviventi che esibiscano la certificazione rilasciata dall’anagrafe comunale che attesti una coabitazione già in atto, il Comune riconosce due punti, per parificarle in graduatoria alle coppie unite dal vincolo del matrimonio.
Ovviamente nessuno ha menzionato liberamente le coppie gay. A farlo indirettamente è l’articolo 4 del decreto presidenziale 223/89, secondo il quale la “Famiglia anagrafica” è quella composta da “persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso comune”.
- Il caso di Firenze
A Firenze viene creato un fondo di garanzia per i mutui, e riguarderà le prime cento coppie che entreranno in graduatoria e avranno a disposizione un massimo di 10 mila euro nel decennio, che potranno servire nel caso in cui per sopraggiunte e improvvise difficoltà economiche, chiaramente documentate, non siano in grado di pagare le rate del mutuo. Il fondo è disponibile solo per gli under 35, l’immobile deve essere acquistato a Firenze, non possedere caratteristiche di lusso e deve avere una superficie utile non inferiore ai 45 metri quadrati e non superiore a 95. Il mutuo ipotecario sottoscritto o da sottoscrivere deve essere di almeno 80 mila euro. La coppia deve essere iscritta al Registro delle Unioni Civili, istituito a Firenze nel ’98 e regolamentato nel 2001.
Lo scopo del bando, come dovrebbe essere per molte altre città italiane, è il desiderio di ripopolare Firenze. In realtà la politica della giunta-Renzi è ancor più lungimirante, perché mira a riportare entro i confini della città i giovani, siano essi sposati o coppie di fatto, nel qual caso senza distinzione di genere: l’importante è che la convivenza abbia carattere di stabilità, cioè che la coppia viva assieme almeno da tre anni alla data di pubblicazione del bando. Un bando che ha già visto l’assessore alla casa Claudio Fantoni attivare un fondo di durata decennale (stanziati 250mila euro l’anno) atto allo scopo.
- Cosa può fare il comune di Pisa
Uno dei punti del programma di mandato del sindaco Filippeschi è quello di rilanciare il registro dell’unioni civili. L’unico modo è dare qualche diritto alle coppie che si registrano. Chiaramente devono essere impiegate risorse e una precisa volontà politica.
Gli Enti Locali e le loro proposte possono applicare scelte amministrative virtuose che definiscano un percorso iniziale di una consuetudine che porti a una trasformazione dell’ordinamento normativo nazionale. Per questo bisogna sfruttare ogni possibile libertà che ci è concessa a livello locale per aumentare i diritti individuale e creare la consapevolezza che la politica nazionale deve rispondere al più presto. Gli esempi di Firenze e di Venezia sono da seguire, ma si possono elaborare anche nuove proposte che facciano da traino per le altre amministrazioni locali.
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