L’Italia è una Repubblica fondata sulla festa

E anche il 1° Maggio è passato. Una festa che ha visto un altro morto sul lavoro e dove si è ampiamente discusso sulla scelta di alcuni sindaci di lasciare aperti i negozi, scatenando molte polemiche. Uno di questi sindaci è Matteo Renzi, che ha ricevuto le critiche del neogovernatore Rossi: “io quell’ordinanza non l’avrei firmata”. Il 1° Maggio ha diviso più che unito, ma  purtroppo non è la sola ricorrenza,come scrive Diamanti, che sta perdendo incisività: Le feste civili non esistono più. I riti della memoria, che danno senso e identità alla nostra Repubblica, vengono guardati – e trattati – con insofferenza e indifferenza, da una parte del paese.  Il primo Maggio non è ben visto da questa destra, perchè legato ai canti partigiani, alle lotte del sindacato e degli operai. Inoltre quando venne istituita la festa mancava del tutto la categoria dei precari, che oggi non se la sentono di festeggiare un lavoro che difficilmente si trasformerà in un posto fisso. Il Presidente del Consiglio, nella campagna elettorale del 2008,  disse che i precari non erano il problema principale di questo Paese. Per 2 milioni di persone, che hanno ormai trentacinque o quarant’anni, che hanno fatto decine di contratti, c’era la prospettiva della stabilizzazione del lavoro, che teneva in vita un’aspettativa di vita molto complicata, perché vivere con 700-800 euro al mese con contratti di sei mesi, interrotti magari da pause di tre, non è facile. Ma adesso la prospettiva non è più la stabilizzazione del lavoro, ma la perdita dello stesso, visto che le imprese tagliano per primi proprio i precari. Per loro  un giorno di paga in più significa tanto e se ne fregano delle ideologie, apprezzando le ordinanze dei sindaci che aprono i negozi.

Sabato scrivevo dell’enorme aumento dei disocccupati. Cosa è per loro il 1 Maggio? Un altro giorno di festa, che si unisce a tutti gli altri giorni di inattività forzata? Ho sentito, nei vari comizi, esaltare il lavoro. Ma resta una parola astratta se non riusciamo a fare riforme strutturali che portino a proposte migliori, a un contratto più giusto con  garanzie per tutti, maggiore dignità e tranquillità..

Non mi interessa festeggiare  se il giorno dopo nulla è cambiato per tutti i precari e i disoccupati che lottano per un futuro più sereno. Il 1°Maggio è visto dai giovani come il giorno del concertone rock, consapevoli dell’incapacità dei politici di dare una prospettiva degna al loro futuro di lavoratori.  Diamo a questi giovani qualcosa per cui festeggiare davvero: la riduzione delle morti bianche, salario minimo garantito, contratti con più tutele e sicurezze.

Non lasciamo che il 1°Maggio sia autoreferenziale, cerchiamo ancora una volta di unire tutti. Meno Bella Ciao ( e sapete quanto io adoro questa canzone) e più proposte e fatti concreti. Altrimenti non ci stupiamo se il consenso attorno a Renzi aumenta.


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