Oggi è un giorno speciale per me e per altri migliaia di tifosi. Finalmente comincia l’evento sportivo più atteso, più appassionante, più emozionante: i Mondiali di Calcio. Ogni mondiale che si è disputato rievoca in me ricordi passati, emozioni ben nitide e avvolgenti. Ovviamente tutto nasce da Italia ’90, quando alla tenera età di 6 anni ho cominciato ad appassionarmi a 22 giocatori che rincorrono una palla. L’atmosfera che si respirava era davvero magica soprattutto agli occhi di un bimbo.Nonostante la tragica uscita ai rigori non mi ricordo nemmeno dove ho visto quella semifinale, segno che le emozioni erano ancora ben lontane da coinvolgermi completamente. Ma l’amarezza e la delusione le ho provate solamente 4 anni dopo, quando Baggio, il mio mito, il giocatore “divino”, sbaglia l’ultimo , essenziale rigore (ancora una volta) facendoci rimanere nella lista dei perdenti. Secondi, ma perdenti. Una delle delusioni più intense che ho provato durante l’infanzia (e per fortuna è dovuta a un evento sportivo).Usa 94 resterà sempre nel mio cuore,il primo mondiale da tifoso non si scorda mai. Passano gli anni, la Nazionale gioca bene, in extremis al mondiale di Francia viene convocato lui, Roberto Baggio. L’ho già perdonato. Come si fa a rimanere in collera con chi ti regala la gioia di un dribbling perfetto, gol da fuoriclasse e un’umanità fuori dal campo inarrivabile?Francia ’98 sono i primi mondiali visti in compagnia di amici. Sei nel pieno del’adolescenza, ma per 90 minuti la tua amica, quella con un corpo da maggiorenne, non è più l’oggetto delle tue attenzioni , sostituita da giocatori sudaticci e pelosi. Potere del tifo. Il tuo Baggio viene eclissato da un giovane promettente, Del Piero, che non è all’altezza della situazione. Un Vieri in forma stratosferica ci fa ripensare all’exploit di Schillaci e i suoi occhi strabuzzanti di gioia dopo un goal. Quarti di finali contro i padroni di casa, i galletti, i nostri “nemici storici”. Sofferenza, agonia, angoscia per 120 minuti. Baggio, sempre lui, sbaglia un goal a pochi minuti dalla fine. Ancora i rigori, maledetti rigori e un brivido freddo ti sale sulla schiena. No, non ce la faremo neanche stavolta, i rigori sono maledetti. Cerchi di mandare via la tensione vedendo i rigori da solo, aggrappato a un briciolo di speranza che purtroppo si stampa sulla traversa del rigore tirato da Di Biagio. Niente da fare. Quattro anni dopo ci risiamo, stavolta in Asia: Corea del Sud – Giappone 2002. Succede quello che purtroppo era inevitabile: i mondiali di calcio durante gli esami di Maturità. Due eventi fondamentali della tua vita che si intrecciano, raddoppiando le sensazioni e le emozioni. Un occhio sui libri, un occhio alle partite (molte di queste erano la mattina).L’Italia non ha più Baggio, fermato dall’età, ma ha sempre quella forza della natura che è Vieri e una difesa capitanata dal grande Paolo Maldini. In fondo pensi sempre che quello che stai seguendo sia il Mondiale giusto, quello che ti permette di provare le stesse emozioni di felicità di chi ha visto il trionfo dell’82. Per 10 fottuti mesi non sono stato un campione del mondo. Non potete immaginare quanto mi rodeva. Il giorno prima della prova di Italiano: Italia-Corea del Sud. Al diavolo Verga, Foscolo, Manzoni e compagnia bella:l’unica poesia da studiare è quella sul campo. Un ottavo di finale che molti definirebbero scontato, ma attenzione ai padroni di casa che godono del fattore ambientale favorevole. Non so se stia stata colpa dell’arbitro e delle sue discutibili scelte, del portiere italiano che si è fatto passare un gol sotto le gambe o della difesa che non è riuscita a fermare l’avanzata coreana: incredibilmente siamo fuori. Guardo gli amici attorno a me. Molti condividevano le disavventure dei passati mondiali. Mi giro verso di loro e dico: “Basta con voi non le guardo più le partite”. La notte prima dell’esame, quella cantata da Venditti, quella che ti ricorderai tutta la vita, l’ho passata insonne non per colpa dell’ansia pre-scritto, ma per la rabbia accumulata durante il giorno per una così ignobile uscita dal Mondiale. Maledetto Moreno. Per fortuna l’esame andò bene e allo scritto d’italiano presi il massimo dei voti. Con un diploma e fresco di laurea nel Giugno 2006 mi apprestavo a guardare i mondiali con calma e una rinnovata voglia di vincere. Dimenticate le delusioni degli anni passati con un bel reset mentale, mi ritrovavo di nuovo con gli amici con i quali avevo giurato di non vedere più una partita della nazionale. Perchè alla fine le emozioni, belle o brutte, le vuoi sempre condividire con chi ti è sempre stato accanto. Cosa dire dei mondiali 2006? Un mese vissuto sempre nell’attesa della prossima partita dell’Italia, una gioia che cresceva giorno dopo giorno, una sensazione di unità che non avevo mai provato. Pessotto, Calciopoli sono lontane. In Germania un grande gruppo si sta facendo onore. Preparo la semifinale con la Germania vedendomi quella storica di Mexico ’70, definita la “partita del secolo” come dice la targa allo stadio di Citta del Messico. Le emozioni non sono mancate nemmeno 46 anni dopo e l’urlo di Grosso se non è uguale a quello di Tardelli dell’82 poco ci manca. Chiudete le valigie andiamo a Berlino, andiamo a prenderci la coppa. Sfortuna volle che proprio durante il weekend della finale avevo preso l’impegno di giocare a un torneo di pallanuoto a Trento. Ma questo non è bastato a farmi perderei l’occasione di guardare la finale, tanto agognata e sospirata,nella propria città. Un finto mal di pancia e un treno notturno risolvono facilmente il problema. Sarebbe banale descrivere le emozioni di gioia e felicità provate dopo il rigore decisivo (finalmente!) trasformato da Grosso. Finalmente libero, finalmente campione del mondo! D’ora in poi nei momenti più tristi potrò sempre rifugiarmi nella mente a cercare quel ricordo particolare, unico e irripetibile: il capitano Cannavaro che alza la bellissima Coppa del Mondo.
La storia potrebbe finire qui, ma da oggi inizia una nuova avventura. Non sarò più il tifoso di 4 anni fa, ma spero sempre in un buon risultato della Nazionale. E’ difficile replicare le emozioni dei mondiali passati, anche in caso di una (improbabile )nuova vittoria. Perchè il mondiale non sono quei 23 giocatori con la maglia blu che provano a buttare una palla in rete. Il mondiale è ritrovarsi con amici perduti, urlare come un cretino alla televisione, ritrovarsi a fare i caroselli in 3 su un motorino, chiamare l’amico straniero per sfotterlo, la bandiera appesa al balcone, la Gazzetta comprata tutti i giorni e divorata in pochi secondi, i pronostici, il riso freddo, quella sensazione di vivere all’unisono con altre centinaia di migliaia di persone. Tutto questo più che una scoperta sta diventato un rituale. Un bellissimo rito profano che accade ogni 4 anni, ma con la fede che piano piano si affievolisce. Ma non è tempo di nostalgia, prendete le vostre vuvuzele e portiamo la nostra squadra più in avanti possibile. Finalmente dopo 16 anni ci hanno restituito la più bella delle incitazioni, finalmente possiamo urlar liberamente: FORZA ITALIA!
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