Pisa è una delle realtà nazionali con più associazioni, più di 180 solo nel Comune, 320 in tutta la provincia.
Tante, troppe sono le realtà valide che danno un contributo forte alla collettività, ma che ai primi segni di crisi hanno problemi, venendo a mancare finanziamenti pubblici e privati.
In questi tempi difficili gli viene chiesto un’imprenditorialità che non dovrebbero avere, alla ricerca di una sempre più difficile sopravvivenza. Creare business plan, avere competenze di gestione economica e di amministrazione societaria.
Ma questo distoglie dal vero compito delle associazioni: quello di incrementare il livello culturale e sociale della città.
Cosa si potrebbe fare per non perdere nemmeno una di queste realtà, così essenziale per tutti noi?
Una soluzione che sta prendendo piede in ambito lavorativo da parte delle piccole imprese è la cogestione delle risorse e degli spazi. Condividere una struttura, ridurre l’impatto energetico, mettersi in gruppo per ottimizzare spese e costi.
Perchè la condivisione può far nascere buoni progetti anche tra associazioni diverse fra loro.
L’amministrazione comunale, pur limitata da un bilancio colpito dai tagli nazionali, può fare molto.
Può valutare se ci sono nuovi spazi, o se è possibile ottimizzare quelli che già ha, trasformandoli in luoghi utilizzabili dalla città.
Un esempio può essere Bastione San Gallo. Ero presente nell’estate 2001 e mi ricordo che era sempre pieno, uno spazio molto aggregante e partecipato che dava sollievo al centro, perchè decongestionava il triangolo piazza Garibaldi, piazza delle vettovaglie, piazza della berlina. Poi non è stato più possibile utilizzare quello spazio. Solamente dopo sono venuto a sapere dei problemi di sicurezza, che hanno impedito l’utilizzo dello spazio. Inoltre la proprietà è del demanio, complicando molto le cose.
Decisamente la città ha perso un’importante risorsa , causando un abbandono della zona che poteva e doveva essere sfruttata meglio.
A metà Luglio questo spazio è stato occupato da un gruppo di ragazzi che l’ha ripulito dalle numerose siringhe e ha organizzato una tre giorni di cultura e musica.
Ufficialmente devo condannare l’esempio, perchè è stata commessa un’illegalità, ma ha dato l’idea di cosa possiamo fare. Giovani che ripuliscono un’area degradata e l’autogestiscono, dando un servizio prezioso alla città.
Cosa è che ci blocca? L’area è demaniale? Allora qui può entrare la politica per cercare di sbloccare ogni problema, superare l’ostacolo. La politica come indirizzo. Come dialogo, come mediazione. Non come fondi a pioggia, visto che non è più possibile.
Non vorrei una città salotto, dove tutti si siedono e stanno fermi, ma una città giardino, dove c’è movimento, c’è verde, c’è chi è seduto, chi gioca, chi cammina.
Ci vuole il coraggio di dare spazio alle associazioni, dare spazio alla creatività che riesce a superare ogni crisi grazie al valore delle idee. Lasciare la possibilità di un’autogestione che sviluppa un’imprenditorialità basata sulla passione e sul volontariato.
Questo è possibile solo con una sinergia tra le diverse realtà che insistono sul territorio, l’unica via per un sereno superamento di ogni problema. Enti locali, associazioni e università devono parlarsi per integrarsi e fare ogni sforzo per incrementare l’offerta di associazioni e l’ottimizzazione delle risorse.
Inoltre vorrei che si parlasse non solo di spazi, ma anche di attività da svolgere insieme al Comune, in una prospettiva di condivisione e di aiuto reciproco.
Molto è stato fatto, ma Pisa ha ancora tantissimo potenziale da sfruttare. Diamo gli strumenti per farlo esplodere.
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