“Una giornata storica” la definisce il ministro Gelmini.
In questa giornata storica, dove viene chiamata “riforma” una serie di tagli fatti nemmeno con l’accetta, ma con la motosega (per sottolineare la sprecisione e la violenza), parte un anno scolastico difficile, segnato da polemiche e proteste.
In questa giornata storica, dove invece di investire nell’istruzione si tolgono le risorse, stiamo assistendo al più grande licenziamento di massa, dove 20mila insegnanti precari hanno perso il loro lavoro, andando ad alimentare la nutrita schiera dei disoccupati.
In questa giornata storica dove si espongono simboli collegati a partiti all’interno delle scuole, l’istruzione diventa propaganda. Mi ricorda qualcosa. La scuola che passa dal “come pensare” al “cosa pensare”.
In questa giornata storica dove le aule scoppiano, vediamo formarsi classi di 35/37 alunni, chiaramente non in regola secondo un decreto ministeriale del 1992, che fissa a 25 il tetto massimo di studenti.In questo anno scolastico avremo 20mila alunni in più, ma 3700 classi in meno. Mi domando come sarà possibile offrire un’istruzione di qualità in queste condizioni. E la sicurezza?
In questa giornata storica il mio pensiero va a tutti gli insegnanti, tra cui mia madre, sempre più lasciati soli e privati di ogni supporto. E’ difficile riuscire ad essere un buon formatore, preparare i ragazzi ad affrontare la vita e il futuro, quando non sei messo nelle condizioni di farlo. Quando hai di fronte classi in soprannumero, ed è difficile riuscire a tirare fuori il meglio di ognuno. Quando non hai gli strumenti per farlo e ti mancano perfino i gessetti per scrivere alla lavagna. Quando non c’è la volontà di aggiornare le competenze, aumentando il gap tra studente e docente. Quando hai perso gli stimoli e la passione. Quando insegnare ha perso la sua dignità morale e la sua fondamentale funzione sociale.
In questa giornata storica ci hanno tagliato i sogni. In questa giornata storica ha vinto l’ignoranza.
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