Raul, Fernando, Sebastian e Patrizia – i morti dell’indifferenza

Un’altra tragedia dopo quella di Livorno del 2007 ha colpito un campo rom. A Roma sono morti 4 bambini, carbonizzati. Le fiamme sviluppate da una stufa. Una tragedia vittima dell’indifferenza.

Il mio pensiero va ai campi pisani. E’ un argomento delicato quello dei rom, è difficile replicare al senso comune e agli stereotipi che serpeggiano nella società, alimentati dai partiti di destra. E’ facile il loro punto di vista e la loro soluzione: cacciamoli tutti, senza se e senza ma. Anziani, donne, bambini di nuovo senza un tetto, costretti a trovare altre locazioni e altri alloggi di fortuna da qualche altra parte, in attesa di un nuovo sgombero.  Il problema si sposta, non si risolve.

Ma purtroppo oggi lo sgombero è lo strumento più utilizzato dai comuni. Pisa in passato ci aveva provato a trovare metodi alternativi. Avevamo il progetto più avanzato in Italia sul fronte dell’integrazione dei rom (lo definisce così il rapporto della Fundamental Rights Agency dell’Unione Europea). Si chiamava “Le Città sottili” e prevedeva l’inserimento abitativo dei Rom e la chiusura dei cosiddetti “campi nomadi”. Elaborato nel 2002, le Città sottili prendeva atto del fatto che “praticamente tutti i rom che vivono sul territorio pisano” (erano circa 450) “appartengono a gruppi che ormai da decenni non praticano più il nomadismo”. La sintesi del progetto finanziato da fondi europei era questo: il Comune faceva da garante per l’affitto di case ai rom che vedevano negarsi gli alloggi da tutti i proprietari contattati e nel frattempo costruiva case minime nel sud di Coltano, in un luogo di scarso valore immobiliare vicino alle autostrade. Il tutto realizzato e deciso insieme a rappresentanti dei rom. Ora il progetto è nell’ultimo anno di finanziamento. Dal prossimo non avremo più risorse. Impossibile sperimentare progetti così avanzati con i fondi che abbiamo per il sociale. Impossibile trovare una copertura finanziaria per estendere il progetto alle altre centinaia di rom che sono venuti in città dal 2002.

Appena si parla di rom al centrosinistra viene l’orticaria, pensando di perdere consenso. Invece per rispondere al facile populismo e alla distruzione umanitaria perpetrata dai partiti di destra è necessario trovare nuove strade. Una strada che metta al centro i diritti di una persona, il diritto di lavorare, di vivere in armonia con la comunità, che non faccia discriminazioni apriori, che sappia offrire un sostegno e un aiuto concreto a chi vuole iniziare una nuova vita e un nuovo percorso. Dare la possibilità di scolarizzare i bambini, che saranno gli italiani del domani, baluardi del vivere orgogliosamente insieme. Evitare i quartieri ghetto, che non fanno crescere l’integrazione, per fare in modo che italiani e rom possano conoscersi per abbattere gli stereotipi reciproci. Combattere la criminalità non per perseguire i rom, ma per tutelarli, per far emergere i moltissimi che vogliono trovare realizzazione in questo paese. Fermare il racket delle baracche abusive, perchè non si specula sulla povertà. Non tollerare chi vive nel fango, tra i rifiuti, tra continui pericoli, senz’acqua, luce e gas, perchè non sono i presupposti di una vita dignitosa. Costringere l’Europa a adottare politiche di larga scala. Sostenere chi lavora, punto fermo per arginare la delinquenza.

Riuscire a far dire  ” Sì, io sono Rom, ma sono anche Pisano”. E’ questa l’identità, il sentimento di appartenere alla medesima comunità, la vera chiave per ottenere una vera coesione. Bisogna affrontare il problema con i nostri valori e i nostri ideali, per evitare che le uniche soluzioni possibili siano le sterili politiche della destra. Lo dobbiamo a RauL, Fernando,Sebastian e Patrizia, vittime di un tragico destino, ma lo dobbiamo soprattutto agli altri bambini della comunità rom, che hanno il diritto di un futuro uguale a quello dei loro coetanei.


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