“Dio è comunista”, deve aver pensato qualche gufo berlusconiano, dopo che ha smesso di piovere. Di sicuro la pioggia battente del mattino, se fosse continuata nel pomeriggio, avrebbe ridotto la partecipazione. Ci piace la rivoluzione, ma ci piace ancora di più non avere i piedi bagnati.
Invece ieri il tempo ha graziato la manifestazione organizzata dalle donne, dando modo anche ai più “timorosi” di partecipare.
“Un successo oltre le aspettative”, hanno detto le organizzatrici. Che sarebbe stato un successo si capiva da subito: già pochi minuti dopo le 14 e 30, orario di ritrovo, Piazza S.Antonio non riusciva a contenere le migliaia di persone che si stavano radunando.
E’ stato bello non vedere nessuna bandiera politica e nessun partito che si è appropriato dell’evento, due elementi chiave che hanno sicuramente decretato la buona riuscita della manifestazione.
In questa festa delle donne, tanti sono stati gli uomini che hanno espresso solidarietà, per una volta attori secondari e non protagonisti della scena. Non c’erano gli uomini con le mogli, ma le donne con i mariti.
E’ stata la festa della dignità. L’urlo di chi troppe volte è ridotto al silenzio, la riscossa della donna non come servitrice dell’uomo, che riesce ad emergere solo se subalterna al potente di turno. Non mamma, non amante, non moglie, non radical chic, semplicemente donna, l’altra metà del mondo, non da adorare o discriminare, ma da rispettare.
Ed è normale che tutta la rabbia, la frustrazione di migliaia di donne si incanali nella richiesta di dimissioni del premier Silvio Berlusconi, esempio pubblico di chi concepisce la donna come strumento di piacere per i sensi maschili, da premiare per la loro obbedienza e devozione. Lottare contro Berlusconi significa battersi contro questa visione della donna che è ancora troppo radicata nella società italiana. Per questo mi auguro che la protesta possa continuare. Nei modi pacifici e colorati che abbiamo visto nelle strade di tutta Italia. Una rivoluzione “gentile”, nei modi e nella pratica, come ci hanno insegnato le donne di ieri, ma che riesce a cambiare la sensibilità degli italiani. L’indignazione lasciamola ai lamentosi. Noi vogliamo cambiare le cose, tutti insieme.
Se non ora quando?
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