C.C 24 Marzo: Cosa può fare Pisa per l’emergenza Libia?

Nello scorso consiglio comunale abbiamo discusso approfonditamente sulla questione libica. MA come? non dovremmo parlare di questioni locali? Di buche, urbanistica e decoro? Assolutamente no. Di fronte a emergenze come queste è giusto affrontare un tema che ha ripercussioni sulla vita di tutti gli italiani. Abbiamo provato a fare chiarezza sulla nostra posizione  con un documento presentato da me e votato a maggioranza, cercando anche di provare a fare qualcosa, nel nostro piccolo, rispetto a questioni internazionali di natura così complicata.

Come consiglio comunale esprimiamo piena solidarietà alle popolazioni nord africane, che hanno reagito alla durezza della loro condizione economica, alla mancanza di prospettive per il futuro e alla situazione di oppressione politica e culturale in cui erano costretti a vivere in regimi corrotti e autoritari, rivendicando la libertà e la democrazia, e che in Egitto, in Tunisia, in Libia e in molti altri paesi del Nordafrica e del Medio Oriente hanno scosso alle fondamenta  questi regimi.

Riteniamo come proprio questo accresca la responsabilità dell’Europa e delle forze democratiche dell’Unione Europea, che devono essere interlocutrici di questi movimenti e aiutarli a costruire una prospettiva non integralista, evitando di reagire, come è invece accaduto e come ha fatto in modo particolare il governo italiano, addirittura col rimpianto per i vecchi regimi oppressivi, ma perfettamente integrati nell’Occidente e con la paura  per la possibilità che si attivino flussi migratori incontrollati e per l’eventuale perdita di  contratti e forniture;

Bisogna notare questo mancato contatto politico sia con i movimenti di protesta, ma anche, in precedenza, con tutte le forze che negli anni si sono opposte ai regimi dittatoriali di cui sopra sia una delle principali cause della sopravvivenza nel mondo di tirannie inconciliabili con una vera aspirazione democratica dei popoli; regini dittatoriali che, negli anni, sono state rafforzati dai continui contatti, sia politici che soprattutto economici, intrattenuti con loro da tutte le democrazie occidentali.

Consideriamo decisamente tardiva la presa di coscienza delle democrazie occidentali delle problematiche legate all’oppressione politica, civile e militare alla quale da decenni il popolo libico e quello di tanti altri paesi in nord Africa e nel mondo intero, sono sottoposti; riteniamo decisiva a questo proposito la risposta politica che la comunità internazionale darà ai movimenti di liberazione della Libia, dove, per principale responsabilità del governo Gheddafi, si è sviluppata una sanguinosa guerra civile e sono stati perpetrati massacri e bombardamenti ai danni delle popolazioni civili delle aree che si erano liberate da una dittatura che sta prolungando la propria permanenza al potere ormai dal 1969, che si è fondata su un rigidissimo controllo poliziesco e sulla corruzione, e che ha goduto a lungo della benevolenza dei governi europei e di una forte integrazione, in termini di partecipazione agli affari e alle speculazioni finanziarie, con l’economia occidentale.

Prendiamo atto della risoluzione 1973 dell’ONU che prevede l’imposizione della no fly zone in Libia per impedire a Gheddafi di continuare a bombardare dall’alto e a massacrare il suo popolo; in accordo con la posizione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che la partecipazione italiana a un’operazione internazionale tesa a imporre e a garantire il rispetto della no- fly zone, nel rispetto assoluto dei limiti definiti dalla risoluzione 1973, sia perfettamente coerente col dettato dell’art. 11 della Costituzione che, mentre sancisce il ripudio della guerra come mezzo di oppressione di altri popoli e di soluzione delle controversie internazionali, “consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

Auspica che la politica estera venga da qui in avanti impostata dal governo seguendo maggiormente  criteri di correttezza e responsabilità istituzionale che rafforzino, anche in seno all’Unione europea, il ruolo politico dell’Italia nella risoluzione delle controversie ed emergenze internazionali e non facendosi guidare nelle scelte da rapporti di natura esclusivamente personale;

Chiede perciò che la missione internazionale rispetti rigorosamente il perimetro definito dalla risoluzione 1973 nella parte in cui si riferisce all’obbligo di rispoetto della No Fly Zone, che all’imposizione della no-fly zone si accompagnino misure di blocco degli interessi e delle partecipazioni economiche di Gheddafi e della sua famiglia ad aziende e imprese in tutto il mondo occidentale e iniziative politiche che mirino a costruire le condizioni della democrazia che non può, né in Libia né in altre parti del mondo essere esportata con la guerra e che non sia consentito a nessuno di allargare indebitamente gli obiettivi dell’azione autorizzata dalle Nazioni Unite;

Chiede al governo italiano di farsi carico pienamente, con la necessaria assunzione di responsabilità al massimo livello, quello della Presidenza del Consiglio, del ruolo che l’Italia deve svolgere nella missione, di troncare con un passato di complicità e di connivenze, denunciando e non semplicemente sospendendo il trattato di amicizia col regime di Gheddafi firmato nell’estate scorsa, di rispettare alla lettera il dettato della risoluzione 1973 dell’ONU senza inserire nella propria posizione riferimenti, che suonerebbero neocolonialisti, alla spartizione dei contratti petroliferi, che dovranno essere liberamente ridiscussi col nuovo governo libico, e affrontando, in un concerto europeo, la questione dei profughi e degli immigrati con la consapevolezza di un grande paese, che sa che l’immigrazione è un dato permanente delle nostre società e può rappresentare una risorsa, che si fa carico con generosità e lungimiranza delle esigenze di solidarietà che derivano da un sommovimento politico liberatorio come quello che sta investendo il Nordafrica e che si dispone ad adeguare finalmente le proprie norme sul diritto di asilo.

Infine si impegna il Sindaco e la Giunta a promuovere sul territorio iniziative di solidarietà e di raccolta di aiuti rivolti alle popolazioni libiche coinvolte nella guerra civile e iniziative di discussione e di conoscenza della situazione libica e dei nuovi soggetti politici che stanno emergendo.

Questo ultimo punto è quanto possiamo davvero fare come ente locale: metterci a disposizione per affrontare al meglio questa emergenza umanitaria, in pieno spirito solidale e propositivo. Contro ogni violenza e pregiudizio.




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