Per la serie “non c’è opposizione” ecco la sintesi delle proposte PD sul lavoro, uscite dalla conferenza nazionale dello scorso weekend. Vanno sicuramente confezionate meglio, per essere più digeribili e condivisibili, ma sono un punto di partenza, no? (il grassetto è mio)
1. Un Progetto Nazionale per l’occupazione giovanile e femminile sostenuto dall’Europa.
L’occupazione delle donne e dei giovani deve diventare una priorità per l’Unione Europea e deve diventarlo per l’Italia. L’Europa deve supportare gli investimenti pubblici e privati per l’occupazione, l’ambiente e l’innovazione, con l’emissione di eurobonds.
Per l’Italia è necessario un Progetto Nazionale per l’occupazione giovanile e femminile che deve prevedere l’equiparazione del costo e delle tutele di tutte le forme contrattuali, misure fiscali e politiche sociali di vantaggio per donne lavoratrici e giovani.
Nessun contratto di serie B. Investire sulla creazione di posti di lavoro. Combattere la dilagante disoccupazione giovanile (uno dei peggiori dati in Europa, 1 ragazzo su 4 è inattivo)
2. Legalità del lavoro e lavoro migrante.
Il contrasto al lavoro nero e irregolare è presupposto fondamentale per uno sviluppo fondato su regole minime di civiltà, e per la sicurezza nei luoghi di lavoro e nelle comunità. Il PD ha promosso una iniziativa legislativa nel Parlamento italiano ed in quello europeo per il perseguimento del reato di caporalato e di ogni forma di sfruttamento del lavoro. E si impegna a cancellare la vergogna della detenzione nei CIE.
Contro gli stronzi che non vogliono i migranti e poi li sfruttano per pochi euro il giorno. Chi si è scordato di Rosarno?
3. Il Mezzogiorno come questione nazionale.
L’emergenza della disoccupazione giovanile e femminile assume dimensioni più gravi nel Mezzogiorno.
Pensare la questione meridionale come questione nazionale, è una condizione essenziale per una valutazione realistica dello stato dell’Italia.
Aiutando il Meridione cresce anche il Nord e tutto il resto d’Italia. Il Mezzogiorno ha un potenziale da far esplodere, basta che la miccia non sia bagnata o troppo fragile.
4. Modello contrattuale e partecipazione.
Il modello centrato sul contratto nazionale di lavoro va riformato, ma il contratto nazionale resta uno strumento irrinunciabile per garantire la tutela del lavoro e regolare la competizione. I contratti nazionali vanno drasticamente ridotti di numero e alleggeriti per materie regolate. Il secondo livello di contrattazione va valorizzato ed esteso, come strumento di qualificazione delle specifiche condizioni produttive e di miglioramento delle retribuzioni, ma non può vanificare il contratto nazionale.
Per promuovere la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese e la democrazia economica il PD ha presentato proposte di legge per il pieno riconoscimento dei diritti d’informazione e consultazione dei lavoratori, l’istituzione di comitati consultivi permanenti, la promozione del sistema dualistico di governance aziendale (Consiglio di sorveglianza e consiglio di amministrazione) con l’inserimento di rappresentanti eletti dai lavoratori nei consigli di sorveglianza.
Superamento del precariato in favore di una flessibilità a tutele progressive. Nuove forme di partecipazione alle decisioni e agli utili dell’azienda/impresa. Diminuzione del divario degli stipendi.
5. La rappresentatività sindacale.
La regolazione della rappresentanza e rappresentatività sindacale è essenziale per garantire la democrazia nei luoghi di lavoro e il pieno coinvolgimento dei lavoratori nella validazione dei contratti secondo i principi dell’accordo Cgil, Cisl e Uil del 2008 e sulla base delle regole vigenti nel pubblico impiego. È urgente definire queste regole per soddisfare due requisiti: garantire l’efficacia degli accordi attraverso la certificazione della rappresentatività; garantire l’elezione delle Rappresentanze sindacali unitarie da parte di tutti i lavoratori e la piena agibilità sindacale anche per le organizzazioni non firmatarie degli accordi.
Per attrarre grandi imprese da noi bisogna tutelarle circa il rispetto degli impegni presi dalle organizzazioni dei lavoratori. Queste garanzie possono essere fornite da un sindacato unito oppure da una legge sulle rappresentanze sindacali che attribuisca al sindacato maggiormente rappresentativo in azienda, ai delegati eletti dai lavoratori, l’autorità di sottoscrivere accordi vincolanti per tutti. I lavoratori dovranno rispettarne i contenuti. Se poi l’accordo si è rivelato per loro insoddisfacente, sceglieranno altri rappresentanti alla prossima tornata elettorale.Un sindacato non può restare perennemente all’opposizione. Può farlo un partito politico, a vocazione minoritaria. Ma non certo un sindacato. Tito Boeri
Lascia un commento