La colpa non è della politica, ma dei politici

La manovra economica appena approvata ha sottolineato l’incapacità di ridurre le diseguaglianze che imperversano nella società italiana. Non ci sono provvedimenti per i giovani, per i precari, per chi è in difficoltà. Non hanno voluto colpire chi non ha subito gli effetti della crisi, ovvero chi gioca con la finanza (e ha contribuito a questa situazione) e i super-ricchi.
Ma “l’odio” e la vergogna della gente sta esplodendo nuovamente verso i politici, colpevoli di non aver fatto abbastanza sacrifici e di godere di privilegi straordinari rispetto alla popolazione: se il Parlamento è lo specchio dell’Italia, allora è giusto che anche i politici contribuiscano al regime di tagli e tasse imposto dalla manovra. Dove sono i tagli dei costi alla politica promessi da Tremonti e dal Governo Berlusconi?

Nella prima bozza della manovra c’era l’equiparazione dell’indennità dei parlamentari nostrani a quella dei 17 Paesi dell’area euro: si sarebbe passati dai 12 mila euro mensili lordi dei nostri parlamentari, ai 5.339 euro della media europea (come calcolata dal Sole 24 ore). A differenza del ticket sanitario, in vigore da subito, il provvedimento sarebbe partito solamente dalla prossima legislatura, ma avrebbe comunque consentito di dimezzare la spesa per le indennità: dai 144 milioni di oggi ai 62 milioni della prossima legislatura. Ma nella discussione in commissione c’è stato un blitz da parte di due parlamentari PDL che hanno modificato il documento: l’emendamento Picchetto ha fatto sì che che le indennità venissero calibrate non su quelle dei 17 Paesi dell’area euro ma su quelle delle 6 nazioni più ricche; l’emendamento Fleres-Ferrara ha poi sancito che l’adeguamento delle indennità sarà eseguito in base alla media ponderata del Pil quei Paesi. Tradotto: o la riduzione sarà lievissima o non ci sarà.

VA in fumo anche la cancellazione di uno dei privilegi più odiati: il vitalizio ai parlamentari. I vitalizi sono oggi 2.238 e annualmente costano ai contribuenti 218,3 milioni di euro.

Cosa si è fatto allora in questa manovra?Bruscolini: Il finanziamento pubblico ai partiti viene ridotto del 10%, ma anche questo solamente dalla prossima legislatura. In questo caso si risparmieranno solamente 18 milioni rispetto ai 180 attuali. La auto blu non potranno superare i 1600 cc, ma quelle attuali verranno mantenute fino alla rottamazione. Costo per i contribuenti: un altro miliardo di euro all’anno.

Che fare allora? Urlare vergogna alla “casta”? Trovare il primo politico che passa e tirargli le uova? Indignarsi facendo soffiare il vento dell’antipolitica?

No, mi dispiace. Anche io trovo questa situazione paradossale, ma non è colpa della politica se c’è il mantenimento di alcuni privilegi, se alcune scelte vanno in una direzione invece che in un’altra.
La colpa è dei politici, che utilizzano il loro prezioso mandato elettorale per fare gli interessi dei pochi, dimostrando scarso interesse nel dare il buon esempio. Paradossalmente l’unica soluzione alla cattiva politica è la politica stessa. Non solo quando ci troviamo di fronte all’urna elettorale possiamo decidere chi dovrà rappresentarci , ma possiamo essere noi stessi elementi di buona politica informandoci, controllando l’operato di chi abbiamo votato e cercando di apportare un contributo attivo. Troppo facile indignarsi e gridare vergogna. Indignarsi fa sentire buoni, poi la vita va avanti come prima.
Fare (buona) politica è molto più difficile.

Per far ritornare alla politica un minimo di credibilità occorre apportare subito dei cambiamenti drastici: Civati parla di ” Metà parlamentari a metà prezzo”. Bersani dice di “introdurre il principio contributivo per i vitalizi parlamentari; includere gli stessi nei tagli alle pensioni d’oro e dotarsi di uno strumento di riorganizzazione delle Province (ovvero tagliare quelle sotto i 500mila abitanti)”.
Sono buone parole. Ora occorrono buone azioni.


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