Sì, ha ragione Bossi. Ieri, durante il suo comizio di fronte ai padani, un po’ pochini a dir la verità, il Senatùr ha parlato di un “fascismo risorgente” per via delle contestazioni promosse sabato, a Venezia, dai centri sociali, che volevano protestare contro una manifestazioni di leghisti.
Ma questo “nuovo fascismo” non è opera dei ragazzi contestatori. La loro è solo una disperata e poco lungimirante lotta contro un nemico che va sconfitto con le armi della democrazia, non con la violenza (verbale o fisica). La loro è solo miopia politica, come quella che abbiamo visto a Pisa Sabato scorso, quando un gruppo di antagonisti ha tirato monetine alla festa di Futuro e libertà in Logge di Banchi, ostacolando paradossalmente un dibattito sulla legalità. Posso capire la disperazione, la protesta e la contestazione, ma ai ragazzi e ai giovani si chiede uno sguardo al futuro, non la nostalgia del passato.
Primo Levi diceva saggiamente: Ogni tempo ha il suo fascismo. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col terrore dell’intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l’informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola.
Adesso stiamo rivivendo un “nuovo fascismo”, che sfrutta le storture della democrazia per legittimarsi. Un’informazione dominata dai partiti, dove soprattutto gli uomini del Premier, tra televisioni e giornali, hanno la possibilità controllare e influenzare la comunicazione. Non è un mantra della sinistra antiberlusconiana, ma un dato oggettivo riportato annualmente anche da Freedom House e Reporter senza frontiere. Non parliamo della giustizia, con gli attacchi quotidiani alla magistratura, offesa e vituperata dalle dichiarazioni politiche dei “sicari” di Berlusconi. Infine la scuola pubblica: tagliata, spezzettata, smantellata. Distrutta.
Chiamalo fascismo, chiamalo berlusconismo, chiamalo regime democratico. Chiamalo come ti pare. L’importante è che ce ne dobbiamo liberare. Lo possiamo fare con gli strumenti più adatti: non con il lancio delle monetine, non con le offese, non con assurde idee di secessione, ma con la politica. Presentarsi al voto rinnovati e freschi, con le stesse parole che riecheggiavano tra le bocche dei partigiani: libertà, giustizia e coraggio. Sembra un progetto lungo e difficile, ma non abbiamo tempo. Riprendiamoci lo Stato e spezziamo l’eterno fascismo italiano, come diceva un profetico Carlo Levi:
Noi non possiamo oggi prevedere quali forme politiche si preparino per il futuro: ma in un paese di piccola borghesia come l’Italia, e nel quale le ideologie piccolo-borghesi sono andate contagiando anche le classi popolari cittadine, purtroppo è probabile che le nuove istituzioni che seguiranno al fascismo, per evoluzione lenta o per opera di violenza, e anche le più estreme e apparentemente rivoluzionarie fra esse, saranno riportate a riaffermare, in modi diversi quelle ideologie; ricreeranno uno Stato altrettanto, e forse di più, lontano dalla vita, idolatrico e astratto, perpetueranno e peggioreranno, sotto nomi nuovi e nuove bandiere, l’eterno fascismo italiano…” Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli, 1945
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