In occasione della 50° marcia della pace Perugia-Assisi che si è svolta ieri, sono stato intervistato dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo sui valori della non violenza. Ecco le mie risposte, un piccolo contributo come scusa per non essere potuto andare ieri a celebrare questo importantissimo evento annuale:
1. Quale e’ stato il significato piu’ rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
* La marcia ha avuto il principale significato di sensibilizzare continuamente su un tema molto delicato ma tremendamente importante come la pace. Un’occasione per ritrovarsi e riflettere in modo sereno e inclusivo.
2. E cosa caratterizzera’ maggiormente la marcia che si terra’ il 25 settembre di quest’anno?
* La marcia di quest’anno segnala il raggiungimento della 50° edizione, un importante traguardo che sottolinea il successo di questa iniziativa. Inoltre il tema è sempre quello: pace e fratellanza dei popoli. Sarebbe stato bello cambiarlo, ma in 50 anni i passi in avanti sono stati pochi.
3. Quale e’ lo “stato dell’arte” della nonviolenza oggi in Italia?
* Non me la sento di tracciare un profilo completo, so solo che il clima nazionale, soprattutto quello politico, alimenta rancore, odio e diffidenza. La “nonviolenza” sembra qualcosa del passato, troppo “sinistrese”, quando invece potrebbe insegnare ancora molto.
4. Quale ruolo puo’ svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?
* Dovrebbero svolgere tutti insieme un ruolo costruttivo, di integrazione, non solo fra di loro, ma con tutto il mondo associativo/politico che li ascolta. Solo facendo un forte gruppo, che ha come motore l’idea di cambiamento, si può essere incisivi e creare una maggiore mobilitazione.
5. Quali i fatti piu’ significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?
* I fatti più significativi sono stati sicuramente le mobilitazioni di massa, che hanno visto molte persone riscoprire le “piazze”, urlando contro diritti negati, differenze di genere, ritorno ai beni comuni. C’è voglia di politica, quella buona, quella degli interessi collettivi, piuttosto che personali.
6. Su quali iniziative concentrare maggiormente l’impegno nei prossimi mesi?
* Le continue crisi finanziarie hanno evidenziato chiaramente quali sono i difficili passi da fare nei prossimi mesi: trovare un nuovo modello di sviluppo economico non basato sul capitalismo finanziario, ma su un modello, più umano, più sociale e meno iniquo, che non alimenti le già troppo elevate diseguaglianze socio-economiche. Le basi ci sono, ci vuole solo volontà politica.
7. Se una persona del tutto ignara le chiedesse “Cosa e’ la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?”, cosa risponderebbe?
* Per me la nonviolenza è un approccio differente alle questioni pubbliche, basato sul confronto ragionato, intelligente e democratico, dove non viene ascoltato solo chi urla di più o chi è bravo a comunicare. Chi vuole praticare la nonviolenza deve mettere da parte egoismi, sopraffazione e, ovviamente, violenza, verbale, fisica e psicologica.
Chi ha un ruolo politico in questo momento deve cambiare l’idea dell’istituzione come un’arena, dove all’ordine del giorno ci sono offese e scontri. Si può fare, basta volerlo e premiare chi si comporta in tale modo.
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