Default politico. Così in tanti hanno definito il governo di Monti, composto da soli tecnici. Ma non poteva essere altrimenti. In seguito alla decisione di Silvio Berlusconi di rassegnare le dimissioni, il Capo dello Stato Giorgio Napolitano aveva tre scelte davanti: la prima era quella di riaffidare l’incarico a un esponente della maggioranza, ma con la consapevolezza che difficilmente avrebbe avuto la fiducia, visto lo sfaldamento del PDL e la contrarietà delle opposizioni. Un governo Alfano o Letta avrebbe riproposto gli stessi problemi dell’esecutivo di Berlusconi, con numeri risicati e sfiducia dei mercati. La seconda scelta di Napolitano sarebbe stata quella di sciogliere le camere e andare a elezioni immediate. Ma se perfino Berlusconi, con la sua superbia e arroganza, ha dovuto fare un passo indietro di fronte alla furia dei mercati, non ci vuole un grande professore di economia per capire che due mesi d’incertezza, senza nessuno a governare, avrebbero potuto dire game over per l’Italia. La Spagna è un caso diverso, perchè anche se Zapatero ha anticipato le elezioni, è sempre stato lui a capo dell’esecutivo, dando comunque una parvenza di solidità allo Stato.
E poi saremmo andati a votare con questa legge elettorale? No, anche questa decisione avrebbe avuto conseguenze peggiori.
Restava la terza scelta, un governo di una persona esterna alla politica italiana, che conosce le dinamiche europee, che potesse restituire fiducia ai mercati. Mario Monti era il primo della lista con queste prerogative.
L’ex commissario europeo ha formato una squadra di soli tecnici (per veti incrociati dei partiti?): 3 donne in ministeri chiave (non si era mai visto), banchieri, rettori, avvocati, prefetti. Come dice Giannini oggi su Repubblica, “l’élite” dei tecnici. Ci sono opinioni contrastanti su questa scelta e la preoccupazione maggiore è che la democrazia e la politica ne risultino sconfitti. Attenzione, la sovranità del popolo è e rimane nel Parlamento eletto democraticamente nel 2008, che deve dare la fiducia a questo governo. Sarà impossibile lavorare per Monti e i suoi ministri senza un dialogo serrato con i partiti che hanno il “cerino in mano” su ogni votazione. Sarà impossibile presentare anche una sola legge senza mediazioni, discussioni o compromessi. Non può esistere quindi semanticamente un governo tecnico, ma solo un governo di tecnici, che viene legittimato o no dal voto della Camera e del Senato, dove la politica regna sovrana.
E qui sta la questione. Per 4 anni abbiamo fatto i conti con le “bizzarrie” del Parlamento. Colpi di scena, tradimenti, storie d’amore. Abbiamo conosciuto i vari Scilipoti, Milanese, Papa, Tedesco, Bisignani, Calearo, Moffa, Siliquini, Cesareo, Villari e molti altri. Siamo proprio sicuri che si lasceranno annullare? Che metteranno da parte ambizioni e potere in nome della responsabilità? Che si faranno additare di aver fatto scelte impopolari approvando le riforme difficili, perdendo consenso?
Non lo so, ma non sono ottimista. Altro che governo tecnico. La politica è ancora la padrona indiscussa. Siamo nelle mani dei soliti (putruppo non ignoti). Sapranno essere all’altezza del nuovo governo?
Ecco più che un default della politica, mi aspetto un default dello spettacolo, con Mario Monti che lentamente e senza danni chiude la tendina su questo orribile ventennio.
Altro che default politico. Il governo Monti non è tecnico
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