Qua se vajan todos!

La Spagna di Zapatero è caduta. La speranza della sinistra, il giovane dirigente socialista che vinse le elezioni a sorpresa nel 2004, ha visto gli spagnoli girargli le spalle e votare negativamente la sua politica. Zapatero è affondato sull’economia. Gli elettori non gli hanno perdonato il tasso di disoccupazione altissimo, la gestione della crisi e l’incapacità di prendere decisioni forti.
Con la Spagna che passa al popolare Rajoy (che vince più per demeriti dell’avversario che per una visione alternativa), la sinistra perde l’ultimo baluardo in Europa. Non sono servite le enormi vittorie nel campo dei diritti civili, che hanno trasformato la Penisola Iberica in un esempio di tolleranza e umanità, che hanno reso il confronto con l’Italia spietatamente impari. Senza un lavoro, senza futuro ci si riscopre più individualisti. E la destra ne approfitta. La stessa destra che con il suo modello neoliberista, ovvero meno lacci possibili all’economia, ha creato la più grande crisi economica del secolo. La stessa destra che ci ha portati in questa situazione ora governa in Spagna, Portogallo, Inghilterra, Germania, Francia, ovvero le nazioni europee più ricche.
Qualcosa è andato storto.
Negli ultimi anni la sinistra in Europa ha imparato che ‘avere ragione’ (circa i difetti sull’economia neoliberista) non porta necessariamente alla ‘vittoria’ (alle urne). Dopo il crollo di Lehman Brothers nel settembre 2008, i partiti socialdemocratici hanno vinto solo cinque elezioni su 23 nel territorio dell’Unione europea. Di questi cinque, il Portogallo ha cambiato bandiera, mentre il governo di centro sinistra in Slovenia è sull’orlo del collasso. Il governo socialista in Grecia è stato commissariato e anche in Danimarca la vittoria di Helle Thorning-Schmidt nel mese di Settembre è avvenuta mentre il suo partito prendeva la percentuale più bassa da un secolo.

Sappiamo di avere ragione, sappiamo che questo modello di sviluppo ha fallito, abbiamo capito che rincorrere la destra non serve. Ma non vinciamo.
Smettiamola di fare i professori con il ditino puntato, pronti con la nostra litania del “te l’avevo detto”. E’ tempo di scelte coraggiose, di ripensare l’economia in una chiave più sociale, di parlare davvero di Europa unita, di mettere fine alle speculazioni finanziarie.
Non serve cercare nuovi leader o nuovi fenomeni. Basta essere sinceri, basta essere noi stessi.


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