Smettere di odiare

Paradossalmente, pochi minuti dopo aver pubblicato il post sui danni del berluscon-leghismo, a Firenze, nella rossa Toscana, esplodeva la follia razzista di un esponente di estrema destra contro ragazzi senegalesi, colpevoli di venire da troppo lontano e di avere l’arroganza di insistere nel venderci un accendino, un braccialetto, un pacchetto di fazzoletti.
Certo, può essere opera di uno squilibrato, ma la straordinarietà dell’azione è che avviene in un contesto diffuso, che vede emergere un sottobosco di intolleranza verso gli stranieri. Quello che prima si diceva sottovoce ora si esterna senza problemi, dopo che il razzismo è stato sdoganato da dieci anni di linguaggio contro gli “altri”, complici i politici di destra e l’omertà della sinistra.
La lotta disumana contro gli sbarchi, i centri di permanenza come prigioni, la catastrofe di Rosarno, la mensa di Adro, le politiche leghiste, il nuovo caffè aperto solo ai Padani, sono tutti ingranaggi di una sofisticata e ormai solida macchina dell’odio, che paralizza ogni mossa costruita per l’integrazione e l’inclusione, l’unica via per una convivenza serena e pacifica.
Per smettere di odiare occorre abbattere gli stereotipi, avere risorse in più da destinare alle politiche sociali, stimolare politiche di area vasta e lungimiranti. Focalizzare quali sono i veri problemi: pensare al parcheggiatore abusivo, al venditore di rose, al lavavetri come persone da aiutare e non come fastidi da tollerare. Ma soprattutto c’è da sconfiggere la più brutta delle bestie: l’ignoranza. E per ora in pochi hanno vinto questa battaglia.


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