Abbiamo visto tante lacrime finte in televisione, che comunque hanno emozionato il telespettatore. Pianti di gioia, dopo aver ritrovato un vecchio parente, pianti scoppiati dopo una delusione amorosa, addirittura pianti di ministri che non riescono a parlare di “sacrifici”. Mai però avevo visto qualcuno che piangeva perché non era libero. Ieri, nella copertina di Servizio Pubblico, ho visto lacrime vere, di sofferenza, per una condizione che non siamo abituati a comprendere, ma che resiste ancora: quella di schiavitù.
“Da quando sono nato non mi sono mai sentito libero, né in Africa né in Italia. Sono uno schiavo moderno”.
Cari “amici” leghisti e compagnia bella, anche i neri piangono.
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