2012: ritorno al futuro (2) i soldi del vicino sono sempre più verdi

Io non ho inventato la macchina del tempo per motivi di lucro; l’intento è di acquistare una più chiara percezione sull’umanità: dove siamo stati, dove andiamo, le trappole, le possibilita, i rischi e le promesse. Forse una risposta alla più universale delle domande: perché?. (Doc)

“Perché” si domandava Doc in Ritorno al Futuro II. Una domanda che ci facciamo anche noi.
Perché non riusciamo a liberarci del passato? Perché si parla da decenni sempre degli stessi problemi, senza mai risolverli? Perché il futuro rimane incerto?
Il nuovo anno saprà rispondere a questi interrogativi?
Certo il 2011 si è chiuso con un evento straordinario, la fine prematura del Governo Berlusconi, che in qualche modo ha rimescolato le carte della politica, spazzando via molte delle pratiche che erano più consone a un salotto televisivo piuttosto che a un’istituzione politica.
Ma il vero cambiamento, quello che può far “evolvere” gli italiani e proiettarli in un’ottica futura, non c’è ancora.
Non può crescere un paese che è diviso territorialmente, con la Lega che è tornata nel suo ruolo originale di “paladina” del Nord, dopo aver banchettato e spartito con il PDL gli anni del “turboberlusconismo”, senza portare a casa nessuna delle politiche promesse.
Ma la forte frattura che si è accentuata in questi anni è soprattutto quella sociale. Nell’anno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, abbiamo assistito a un frenetico “tutto contro tutti”, un grande ring dove vinceva chi tirava il colpo più duro: sindacati, categorie professionali, opposizioni, governo, maggioranza, pubblica amministrazione, enti locali. Nessuno disposto a cedere i propri diritti, nessuno che si prende il coraggio di dialogare davvero. Forse perchè la politica non ha offerto un futuro chiaro, una visione comune alla quale aderire con convinzione, per legarci come popolo e come nazione. In mancanza di queso ognuno si tiene stretto quello che ha, il vicino che conosce, i sogni personali che si è creato. Forse non esistono figure carismatiche credibili che riescono a spiegare al loro “pubblico” di riferimento che bisogna “cedere” qualcosa nell’immediato per ottenere qualcosa di più importante nel prossimo futuro: la coesione sociale, un patto di fiducia tra persone che incentiva l’economia, il governo (nazionale e locale), ma soprattutto la qualità della vita di ognuno.
Certo, posso capire che nessuno voglia rinunciare a qualcosa. A favore di chi? Per noi “i soldi del vicino” sono sempre più verdi.
Dopo le declinazioni di ieri, vorrei aggiungere qualche altro elemento su come “ritornare al futuro”: abbandonare il clima di sospetto che c’è nei confronti dell’altro, soprattutto verso la politica. Non lasciate che le iperboli e i grandi casi di malapolitica offuschino la necessità della partecipazione dei cittadini alla vita dei partiti e dei governi. Così farete solamente il gioco di chi vuole il potere “sulla” città, piuttosto che “della” città. “Adottate” un politico, a tutti i livelli, tra i tanti che vi sembrano meritevoli e lungimiranti, non per ottenere un qualche interesse personale, ma per guidarlo e suggerirgli alcune proposte. Non c’è niente di più gratificante per un rappresentante delle istituzioni di sapere che c’è qualcuno che lo segue, criticandolo quando c’è bisogno, ma supportandolo in alcune scelte più difficili, quelle per il futuro.
Basta usare la parola “vergogna” su tutto, la parola più usata del 2011, buona solo a farci sentire un po’ meglio, per poi voltarci subito dall’altra parte, ma con la coscienza più pulita. Ok, ci siamo vergognati, e ora?
“Ritorno al futuro” significa anche riprendere e attuare quell’inflazionata ma sempre attuale citazione di De Gasperi: “Un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni”.
E se da popolo di santi, poeti e navigatori diventassimo anche un popolo di statisti?


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