La lotta all’evasione, ripresa finalmente come strumento di equità dopo l’oscurantismo degli ultimi anni, deve essere prima di tutto culturale. Per troppo tempo abbiamo accettato le furbizie di chi non rilasciava lo scontrino, di quelli che <<sono 150 con fattura, 100 senza>>, di conti in ristoranti e alberghi presentati su pezzi di carta volanti. Impegnati a pensare ad altro, abbiamo ingoiato quotidianamente questi soprusi, rassegnati ormai all’inevitabilità del “così fan tutti”, sdoganando un comportamento ingiusto e iniquo.
Purtroppo alla mia domanda “perché non hai chiesto lo scontrino?”, molti mi rispondono “mi vergogno a chiederlo”. Ma come? La vergogna, la parola più abusata e inflazionata dell’ultimo anno, usata come arma per la critica di comportamenti amorali e poco etici, blocca le persone proprio quando potrebbero fare davvero un’azione per il bene di tutti, e non puntare solo il dito accusatore.
Quando chiedete uno scontrino non vergognatevi. Fate un sorriso e sentitevi felici. Perché avrete fatto qualcosa per la comunità e indirettamente per voi stessi. Più soldi recuperati dall’evasione, più soldi da destinare ai servizi essenziali: ospedali, trasporti, scuole. Pagare tutti per pagare meno. Ricordatevi: uno scontrino in meno oggi equivale a un servizio in meno domani.
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