Il coraggio non si vende e non si compra. Dalle telefonate di ieri tra il comandante Schettino e la Capitaneria di porto è emerso fortemente come ci sia stata una forte mancanza di coraggio e una fuga dai suoi doveri da parte dell’ufficiale sorrentino. Incalzato dalle parole della Capitaneria, Schettino non riusciva a trovare una giustificazione efficace per sostenere le pesanti accuse che De Falco gli stava riversando addosso. Si sentiva la voce di un uomo impaurito, terrorizzato, intimorito dal buio e sbigottito dallo stesso disastro che aveva creato. Il coraggio è la prima delle qualità umane, perché è quella che garantisce le altre, diceva Winston Churchill. E le qualità umane di Schettino sono affondate con la nave, piano piano che scoprivamo nuovi dettagli sulle cause dell’incidente.
Non biasimo la mancanza di coraggio di Schettino, che dovrà giustamente pagare per le sue inadempienze, ma nemmeno esalto le parole di De Falco, che non deve essere considerato un eroe solo perché ha svolto in maniera eccellente e ineccepibile il suo lavoro. Mi vorrei soffermare su chi sceglie i vari Schettino e De Falco, e mi ritorna in mente uno dei drammi della classe dirigente italiana: troppe volte, con eccessiva superficialità, vengono scelti profili non adatti, non per merito ma per conoscenza. Personaggi in cerca d’autore, a volte responsabili delle vite altrui, che accettano ruoli prestigiosi senza pensare minimamente alle responsabilità che comportano, che “abbandonano la nave” di fronte alle prime difficoltà. La Costa Concordia come metafora dell’Italia.
Abbiamo avuto il nostro “Schettino” al governo per troppi anni, che ci ha riempito di bugie. E’ l’ora di “andare a bordo” e guidare saldamente una grande nave che si è arenata, ma non ancora definitivamente affondata. Basta avere coraggio.
Il coraggio di “andare a bordo”
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