Prima di essere un compagno di partito e un collega in consiglio, Stefano Landucci è un amico, nel senso più stretto del termine. Insieme abbiamo condiviso molto: la prima esperienza in consiglio comunale, un percorso congressuale, la passione per il calcio, fino a una delle esperienze più belle mai provate: il viaggio in Bosnia con la conseguente scrittura del nostro libro, con più di 10 presentazioni all’attivo. Abbiamo passato molto tempo insieme a discutere ovviamente di politica, trovandoci molte volte d’accordo. Ma anche quando le nostre posizioni divergono, ci affrontiamo col sorriso in bocca, forti della stima che abbiamo l’uno dell’altro. Non è bravo a nascondere gli stati d’animo Stefano, quando qualcosa lo agita comincia a guardare in basso, contrae la fronte e assume tratti duri, scuotendo vigorosamente la testa. Non si tiene tutto dentro, vuole parlare, confrontarsi, capire. Ma non chiedergli qualcosa che possa suonare vagamente come “un ordine di partito”, che si irrigidisce e ottieni l’effetto contrario. D’altra parte è meglio essere credibili che obbedienti, no?
Stefano ha maturato le sue idee in anni di esperienza nel campo del volontariato e come “babbo”, mestiere che gli “rimprovero” sempre, che lo sottrae spesso dalle “battaglie” politiche. Forse è meglio così, d’altra parte difficilmente la politica regala soddisfazioni. Però quando ci metti la passione, il sacrificio, la faccia e porti qualcosa a compimento, anche la più minuscola cosa, la ricompensa è alta. Ma per Stefano no. Lui non sarà mai soddisfatto, sempre in continuo movimento, sempre alla ricerca del prossimo miglioramento, sempre qualcosa da aggiustare. Anche da solo, sbattendoci la testa. In una parola: testardo, nel bene e nel male.
Proprio per questo a volte è stanco di fare “il dissidente”, soprattutto nei momenti di confronto interni, quelli alla base della maturazione del gruppo consiliare, che non si conoscono perché, per fortuna, non fanno notizia sui giornali. Stefano si riconosce nei valori del PD, altrimenti non si autosospendeva, ma si sarebbe direttamente dimesso. Ne sono certo. Valori come l’inclusione sociale, la lotta all’illegalità, l’attenzione per il prossimo e per il futuro, sono testimonianze di un collante comune, che Stefano ha portato avanti insieme a tutti noi. Alla fine sono pochi i casi di divergenza con gli altri compagni e compagne del partito, cose che succedono quando sperimenti il più grande gruppo consiliare della storia del Comune di Pisa, con 20 teste che provengono da percorsi ed esperienze differenti.
Non so giocare a scacchi, ma sicuramente l’arrocco non è la mia mossa preferita. Contrariamente a quello che si pensa l’autosospensione di Stefano è un atto “d’amore” verso il partito, un grido di affetto, la necessità di un chiarimento che avverrà sicuramente in maniera trasparente e collettiva, con la volontà di dare risposte più complete e chiare. Come nei rapporti di coppia ci sono le pause di riflessioni, per capire meglio cosa sta succedendo. Stefano al momento è come l’amante che pensa di essere stato tradito. Spetta a noi, membri del partito e del gruppo consiliare, spiegargli che non è vero, che se ci sono stati errori sono solamente frutto di incomprensioni e di cattivo dialogo, che in futuro il rapporto sarà sempre più aperto. In questo modo la pausa, che fa soffrire entrambi, può terminare serenamente e in tempi brevi.
Come ironizzava qualcuno su Facebook ieri: Stefano Landucci bene comune. Sono sicuro che non lo privatizzeremo.
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