Siria? Non pervenuta

“ELIMINATE tutti i reporter stranieri in Siria”. Assad ha dato l’ordine ai suoi senza immaginare di essere intercettato dall’intelligence libanese. Le comunicazioni tra le truppe siriane rivelano uno schema ben preciso: colpire il centro stampa di Homs per “eliminare” Marie Colvin, la giornalista statunitense del Sunday Times, e Rémi Ochlik, il fotoreporter francese. E così è stato. I militari avevano ricevuto l’ordine di giustificarsi definendo l’avvenuto “un incidente in uno scontro con gruppi terroristici”. (da il Post Internazionale)

E’ strano pensare che solamente un anno fa scoppiavano le sommosse popolari in Libia, che portarono all’intervento armato del 19 Marzo, per cercare di salvare la popolazione dai bombardamenti di Gheddafi. E ovviamente ci fu la divisione tra interventisti e non-interventisti, come accade in ogni conflitto. Lontano da dare giudizi nel merito sui risultati della missione libica, mi limito a registrare l’assoluta mancanza di informazioni su quello che succede in Siria. Telegiornali muti, fatti relegati nelle ultime pagine dei quotidiani, tra le “varie e eventuali”, silenti anche i social network. Sarà la lontananza dalle coste italiane, o forse il mancato allarme “profughi”, fatto sta che della Siria ce ne freghiamo altamente. Eppure anche lì c’è una guerra civile, con un dittatore che non esita a bombardare la popolazione e sparare ai giornalisti per non far trapelare gli orrori e le atrocità perpetrate dalle truppe lealiste.

E’ angosciante vedere e sentire le parole di disprezzo e di rifiuto da parte delle democrazie occidentali, senza però avere la capacità di fare qualcosa in concreto, immobilizzati dal veto di Cina e Russia dell’ultimo Consiglio di Sicurezza. Troppi interessi girano attorno alla Siria, in quella zona “calda” chiamata Medio Oriente dove si trovano Israele, l’Iran, la Turchia, la Palestina. Dall’inizio della repressione, i morti in Siria sono 7,636, stando a quanto dichiarato dall’Osservatorio siriano dei diritti umani. Le vittime civili sarebbero 5,542, i soldati disertori 1,692.

Mi vengono in mente le parole di un’attivista siriana di  Bologna, che su Facebook si sfoga della mancanza di sostegno: Dov’è l’Italia che urlava per fermare la lapidazione di Sakineh? Dov’è l’Italia che manifestava per Gaza? Dov’è l’Italia che era indignata per la guerra in Iraq? Dov’è l’Italia che ricorda ogni anno la tragedia dell’11 settembre?Dov’è quell’Italia ma soprattutto dove sono gli italiani davanti alla tragedia siriana?
Non lo so, forse siamo troppo impegnati a risolvere i nostri problemi, forse siamo ormai assuefatti alle violenze quotidiane, forse abbiamo finito la voce. O forse non sappiamo più solamente cosa fare, paralizzati nell’indifferenza. Ed è quello che più mi rattrista. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti (Antonio Gramsci).


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