Molti di noi danno ormai Internet come qualcosa di acquisito, uno strumento sempre presente che ci accompagna in molte delle nostre azioni quotidiane. Purtroppo per molti è ancora impossibile accedere alle nuove tecnologie. Ci sono paesi e territori (anche in Italia) che non dispongono dell’infrastruttura minima per la connessione, visto che le compagnie di telecomunicazioni non ritengono profittevole fare un intervento per fornire il servizio di accesso alla Rete. Qui dovrebbe intervenire l’amministrazione pubblica, per dare sostegno finanziario o tecnologico e permettere a chiunque di sfruttare le potenzialità di Internet.
Ma mentre ci sono Stati che promuovono l’accesso alle nuove tecnologie per tutti, ce ne sono altri che adottano politiche di repressione e di censura, che isolano una grande fetta della popolazione mondiale dal mondo virtuale, privandoli di una opportunità di crescita economica, sociale e culturale. Ieri, nella giornata contro le cyber-censure, Reporter Senza Frontiere ha rilasciato la sua lista annuale dei “nemici di Internet”, mettendo in evidenza i paesi che limitano la libertà di espressione online. L’elenco comprende 12 stati “nemici di Internet” e 14 paesi “sotto sorveglianza”.
La primavera araba e la consapevolezza dell’importanza dei social media nell’alimentare le rivolte che hanno cambiato volto al Nord Africa ha portato alcuni paesi a irrigidire le loro restrizioni su Internet, mentre altri (pochi) hanno allentato i loro controlli. Internet e i social network si sono definitivamente affermati come strumenti per le proteste, per fare campagna su una causa, per la circolazione delle informazioni e come veicoli per la libertà. Oggi più che mai, la libertà di espressione on-line è un maggiore problema di politica estera e interna.
A seguito di una rivoluzione che ha spodestato il dittatore Muammar Gheddafi, la Libia – in anni precedenti considerata un nemico di Internet – è stata rimosso da entrambi gli elenchi.
Due paesi, Bahrain e Bielorussia, sono invece stati spostati dalla categoria “sotto sorveglianza” in quella di “nemici”. Infatti nell’ultimo anno il Bahrain ha limitato l’accesso a Internet durante le proteste e la Bielorussia ha posto serie limitazioni alla possibilità di visitare i siti web stranieri.Gli altri 10 paesi sulla lista dei “nemici di Internet” sono: Birmania, Cina, Cuba, Iran, Corea del Nord, Arabia Saudita, Siria, Turkmenistan, Uzbekistan e Vietnam. In14 sono ad essere “sotto sorveglianza”: l’Australia, Egitto, Eritrea, Francia, India, Kazakhstan, Malesia, Russia, Corea del Sud, Sri Lanka, Thailandia, Tunisia, Turchia e gli Emirati Arabi Uniti.
Non solo regimi autoritari e dittature. Anche Australia e Francia sono “sotto osservazione”. Secondo il rapporto, la Francia è inserita nella lista a causa di due leggi: una che filtra i contenuti e l’altra che consente di tagliare l’accesso a Internet a chi scarica illegalmente contenuti. L’altra sorpresa, l’Australia, è sulla lista a causa del sistema nazionale di filtri, che limita l’accesso a siti di pornografia infantile e altri domini ritenuti inappropriati.
E l’Italia? Nonostante i diversi tentativi da parte del Parlamento di restringere le libertà online sembra che il nostro Paese sia ancora fuori osservazione, nonostante il vergognoso 60° posto nell’altra classifica stilata da Reporter senza frontiere, quella della libertà sulla stampa e sugli altri media tradizionali. La Rete rende liberi?
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