In questi giorni si parla molto di lavoro. Ma non di come crearlo. La via più competitiva, per non soccombere alle economie emergenti che puntano molto sull’industrializzazione di massa, è di specializzarsi nelle nuove tecnologie, come quelle legate al risparmio energetico (rinnovabii e simili) o che promuovono Internet e tutti i servizi che ne possono nascere. Per questo molti Stati (come l’America di Obama) stanno puntando sulla ricerca, parola che per noi assume un quadro dalle tinte chiaroscure. Siamo infatti sotto la media europea in quanto a ricerca, uno dei motivi della “fuga dei cervelli” e del nostro gap industriale.
Eppure ogni tanto si intravedono le potenzialità e le eccellenze dei ricercatori italiani, che determinano l’attenzione mondiale e che ci fanno ben sperare in futuro.
Settimana scorsa i ricercatori pisani del Sant’Anna hanno dimostrato, primi al mondo, che gli apparati di ultima generazione, progettati e realizzati per funzionare fino a 448 Gigabit al secondo per canale, possono essere impiegati nei sistemi installati e coesistere con il traffico reale. Una scoperta tecnica dagli esiti rivoluzionari: basta un secondo per trasmettere più di 300 film in hd o per gestire due miliardi di telefonate.
Inoltre nei laboratori il record mondiale di velocità di 448 Gigabit al secondo per canale è stato superato di nuovo, portando la velocità di trasmissione a più di 1000 Gigabit/s (1Terabit/s).
I possibili sviluppi sono tutti da scoprire, ma resta il primato di aver contribuito al progresso della rivoluzione informatica, dando all’Italia, e a Pisa, un’altra medaglia nel campo della ricerca mondiale. Ma quanto può durare ancora? Quando l’Italia sarà all’altezza dei suoi ricercatori?
Il paese non deve perdere il treno della digital economy. E deve attuare un processo di innovazione a forte componente pubblica, perché lasciare tutto al mercato significherebbe innescare un processo non determinato dalla necessità di evoluzione e di equità sociale, ma dal profitto, con il rischio addirittura di aumentare la disuguaglianza digitale. La città di Pisa, culla dell’informatica, eccellenza internazionale nel campo della ricerca, può e deve continuare a essere un attore protagonista nello sviluppo di Internet e della rete. Su questo ci giochiamo il nostro futuro
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