Ieri ho parlato della necessità di una democrazia che non si limita al momento del voto, che guida il potere economico e non ne è schiava, che aumenta l’interesse e la responsabilità delle persone. Una democrazia vera, reale, come direbbero gli indignados, che mira a diminuire le diseguaglianze, politiche, sociali ed economiche.
In effetti è questo quello che ci chiede il mondo: più ascolto. E anche noi nel nostro piccolo possiamo dare un enorme contributo.
Non con l’utopica democrazia diretta, ancora impossibile nella sua attuazione pratica, ma promuovendo una democrazia che non è né diretta, né solamente rappresentativa, ma è una democrazia intelligente, che sappia sfruttare Internet e i social media, ma che anche sia connessa con il territorio . Come in Islanda ad esempio, dove la nuova costituzione, il pilastro e il collante di una nazione, è stata scritta con la partecipazione e l’entusiasmo dei cittadini.
Quale miglior esempio di uso intelligente delle nuove tecnologie se non nella scrittura di una costituzione, dove i valori e le speranze di un popolo sono scritti direttamente da loro?
Ma è solo un esempio degli sviluppi che può incrementare la partecipazione e l’attivismo.
Churchill diceva :“Il migliore argomento contro la democrazia è una conversazione di cinque minuti con l’elettore medio”. E allora lavoriamo per una migliore informazione, lavoriamo su alternative credibili, lavoriamo per rendere i partiti strumenti di intermediazione più efficaci. L’art.49 della nostra Costituzione recita: “tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Quando purtroppo la fiducia nei partiti è al 4% chi deve guidare la politica nazionale? La cosiddetta società civile è terra di continui conflitti a dispetto del nome. Sono necessari organi che riescano ad aggregare le migliaia di istanze che provengono dalle esigenze dei singoli.
Se i partiti germoglieranno, questo avverrà sempre meno per il carisma personale o il talento politico di singoli personaggi ricchi e potenti, e invece sempre di più per la saggezza collettiva di cittadini che, spinti nelle piazze dai loro bisogni manifestati e condivisi «in rete» nei social network, dovranno prima deliberare come soddisfarli e da chi farsi guidare, e solo dopo andare a votare. Il voto diventa solo la fine di un percorso, non l’inizio.
L´invenzione di una democrazia alimentata da nuove idee, da nuovi progetti, da nuove regole di partecipazione, da un nuovo modo di vivere i partiti non può più spettare a chi si indigna, si agita, ma perpetua comportamenti sbagliati. La democrazia si alimenta con le buone pratiche, non con il disinteresse. Compito dei partiti è dare un’offerta politica chiara e trasparente che mira a proporre soluzioni condivise e non più autoreferenziali. Compito del cittadino sarà il sacrificio di una piccola parte del suo tempo per essere attore significativo nella sfera pubblica, attraverso il desiderio di informarsi meglio, di partecipare attivamente e di proporre alternative, riuscendo ad argomentare la bontà delle sue idee in un ambiente conflittuale e difficile quale è la vita politica.
Questa sarà la democrazia del futuro, ben diversa dalla dittatura di maggioranze servili e di piccoli cortigiani, “vil razza dannata” come li chiamava il Rigoletto, che corrompono la politica inchinandosi al potere del denaro.
Occorre uno sforzo collettivo per uscire da questa crisi. Siamo in bilico tra un modello passato che non ha funzionato e un futuro da costruire. Se andiamo avanti riusciremo a superare le grida di chi è rimasto indietro, immobile, fermo, che vorrebbe tenerci lì, al suo livello. Ripartiamo dalle basi. E’ arrivato il momento di un nuovo modello di democrazia.
(continua)
Il migliore argomento contro la democrazia è una conversazione di cinque minuti con l’elettore medio – Verso una nuova democrazia – 2
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