#pisa L’IMU, come renderla più equa e giusta: l’esempio pisano

Fra tutte le possibili scelte per risanare i conti pubblici il governo Monti ha deciso di inserire l’IMU, la vecchia ICI. Un altro duro (forse inevitabile) colpo per gli italiani, che dovranno affrontare ulteriori sacrifici per far fronte al riassestamento del paese. L’IMU è stata denominata ( a torto o a ragione) la “patrimoniale degli immobili”, dato che colpisce soprattutto i proprietari di abitazioni, con un’aliquota maggiore per chi possiede diverse case ed è quindi considerato “più ricco”. L’IMU prevede una serie di sconti sulla prima abitazione e circa il 30% dei proprietari non dovrebbe pagarlo ( come me per fortuna ). Le aliquote finali sono decise dai vari Comuni che però non possono riscuotere meno dei calcoli fatti dal Governo (basati sull’ultimo pagamento ICI), ovvero non possono mettere l’aliquota più bassa allo scopo di ottenere un maggior consenso elettorale perché dovrebbero usare fondi del bilancio comunale per riequilibrare. E questo è impossibile. Però i margini di manovra sono molti: aumentare l’aliquota sulla prima casa, su quelle affittate o su quelle sfitte? Qual è il “cocktail” migliore?

A Pisa la Giunta il 15 Maggio ha deciso di mantenere l’aliquota sulla prima casa al 4 per mille, come suggerito dal governo, mentre aumenta fino all’1,06% per le case sfitte, ovvero le abitazioni lasciate vuote e non affittate. Un provvedimento di equità, che cerca di non aggravare il peso dei cittadini che hanno una sola abitazione, i più a rischio in questa grave situazione economica. Una misura da fare invidia anche ai Comuni più innovatori e di sinistra (infatti il tanto osananato Sindaco di Cagliari Zedda aumenta al 5 per mille l’aliquota sulla prima casa), resa possibile dal buono stato dei conti nelle casse comunali. Una “mini-patrimoniale” dove chi ha di più paga di più. Un mix di giustizia sociale e equità, un suggerimento al governo attuale o un esempio per quello che verrà dopo. In attesa di una vera patrimoniale che porti a ridistribuire un po’ di ricchezza e a diminuire le disuguaglianze. In questa situazione di forte emergenza sociale si può e si deve fare.

 


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