Un terremoto di coscienze, un terremoto naturale. Questo fine settimana è stato segnato da eventi che in qualche modo ci hanno scosso profondamente. E’ iniziato con le bombe a Brindisi, con la folle illogicità di colpire qualcosa che nessuno prima d’ora aveva mai osato fare. Spiegare chi abbia potuto commettere questo gesto è rimasto il mistero di questi due giorni, con un fiorire di ipotesi, anche complottistiche, che non mancano mai nel tormentato immaginario italiano. Ferma la reazione della cittadinanza e delle istituzioni: moltissimi hanno risposto immediatamente con assemblee spontanee e manifestazioni di piazza, che hanno visto una grande partecipazione in tutta Italia. Raramente negli ultimi tempi si è vista nel nostro Paese una tale dimostrazione di unità e coesione e dispiace che succeda solo dopo momenti così tragici. Ma il potenziale emotivo dei fatti di Brindisi l’ho capito solo stamani, quando sono andato a un liceo magistrale, insieme a un altro collega di consiglio comunale e all’assessore provinciale Santoni, per portare la “vicinanza” delle istituzioni ai ragazzi, coetanei di Melissa. Ascoltando e vedendo i ragazzi ho percepito un sincero turbamento, l’ansia procurata dalla preoccupazione, il bisogno di sentirsi confortati. Un duro bagno di realtà per chi magari riesce a metabolizzare meglio le violenze e le situazioni di crisi. In effetti per molti di loro può essere stato uno dei primi “assaggi” del rapporto conflittuale con il dolore, in uno scenario, quello della scuola, che molti percepiscono come seconda casa. Sicuramente avranno pensato ” e se succedesse a me?”, pensiero rafforzato dall’impossibilità attuale di dare una motivazione razionale al gesto. Per questo il mio unico consiglio ai ragazzi è stato quello di non avere paura, di sfruttare questo momento per ritrovare una unità perduta, di non permettere che questi atti di terrorismo si possano trasformare in un terrore perpetuo, che aumenta le angosce e priva delle emozioni positive che dovrebbero contraddistinguere la migliore delle età: quella adolescenziale, dove si forgia il futuro di una persona.
Nel frattempo compito delle istituzioni, delle famiglie, delle associazioni è quello di ricostruire. Ricostruire la quotidianità di un sereno ingresso nella scuola, ricostruire il sorriso nell’affrontare una giornata impegnativa di studio, ricostruire l’armonia di una ferma risposta comune contro ogni atto criminale. Ricostruire non solo a Mesagne, ma in tutta Italia, a partire dall’Emilia devastata dal terremoto, la speranza di un futuro più sereno e coraggioso.
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