#elezioni2012 Abbiamo vinto, con i se e con i ma

L’analisi migliore di questi ballottaggi la sintetizza magistralmente il giornale Europa: “Il PD vince, dove non c’è il nuovo”. Ovviamente è un’iperbole giornalistica. Anche perché a Palermo Orlando diventa sindaco per la quarta volta. Altro che “usato sicuro”, nel caso palermitano si può parlare di “ritorno dei morti viventi”. Ma in Sicilia il PD molto probabilmente paga la sua scarsa chiarezza e l’appoggio ondivago alla giunta Lombardo. A Novembre si ritorna al voto: speriamo che finalmente ci possa essere la riscossa di un’isola tanto bella quanto travagliata. Non con i forconi, già dimenticati, ma con una politica sana e coraggiosa. Non conoscendo il territorio, non so se il PD ha le potenzialità per interpretare questa novità, ma lo spero vivamente, così come in tutto il Meridione, perché dove non arrivano i grillini c’è un astensionismo impressionante. Come dice Civati, uno dei “vuoti“, da riempire, perché, dopo la sbornia delle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia, ce ne stiamo di nuovo dimenticando un pezzo, quello sì più disastrato e indietro, ma con un potenziale ancora vastissimo.
Ribaltando le prospettive, nel Nord svuotato della Lega e della Destra, il centrosinistra riesce quasi a fare cappotto, conquistando vecchie roccaforti di destra come Monza, Como e altri importanti comuni. Un grazie va all’avversario che si è gonfiato di promesse fino a scoppiare, in un modo che ricorda molto quello di una bolla speculativa: investitori che puntano tutto sul niente, ottenendo facili guadagni sull’immediato, ma anche un disastroso crollo nel momento, inevitabile, dello scoppio della bolla, divenuta insostenibile.
Credo di essere intellettualmente onesto nel dire che è andata bene al Centro, rafforzando posizioni in Toscana che diventa sempre più monocolore. Ma c’è un ma, c’è un se. E si chiama Parma. Dire che hanno votato quelli di destra è un ritornello stantio. E’ stata votata la freschezza di un’offerta politica forse non migliore, ma sicuramente nuova.
Non una tragedia rispetto alle altre vittorie della tornata elettorale, ma sicuramente un segnale, il rafforzamento di quello che in tanti cerchiamo di dire dentro e fuori il partito: è tempo che il PD riconquisti la fiducia della grande massa di elettori indecisi, astenuti, incazzati. E lo può fare solo se evita uno stucchevole racconto di “quanto siamo stati bravi”, ma con atti estremi, di rottura, che anticipano i tempi politici. Come per esempio dare l’ultima mandata di rimborsi elettorali a sostegno dei terremotati in Emilia. Piccoli gesti che devono far percepire un salto in avanti.
Abbiamo vinto, ma c’è ugualmente da far emergere un nuovo Paese, la “prossima Italia” con idee e proposte dettate non da un interesse politico, ma dalla reale necessità di superare problemi ormai strutturati (es: superamento del dualismo nel lavoro, investimento su conoscenza e nuove politiche economiche di crescita).
Abbiamo vinto, se riusciamo a non ripetere gli errori del passato e non ci rinchiudiamo nelle nostre logiche troppo spesso “masturbatorie”, ovvero riflessioni e ragionamenti che interessano solo i nostri quadri dirigenti e non i cittadini tout court (mi riferisco ad esempio alle logorroiche discussioni sull’alleanze).
Abbiamo vinto, però non significa niente: la “partita” più importante, quella del 2013 è ancora apertissima. Come nel calcio, vincerà la squadra più in forma, che dimostrerà freschezza e fluidità. Buon pre-partita!


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