Brasile, non solo spiagge e calcio

Lula ha cambiato la storia del Brasile. Ex operaio metalmeccanico, Lula è stato eletto presidente (dopo averci provato 7 volte) nel 2002, al ballottaggio, con il 61% dei voti ovvero il più alto numero di voti della giovane storia democratica del Brasile.
Prima di diventare presidente, le sue politiche erano considerate di estrema sinistra, mentre per il periodo che è stato al governo si è collocato vicino ad una moderna socialdemocrazia; è stato comunque il presidente più di sinistra che il Brasile abbia conosciuto, facendo politiche molto orientate alla redistribuzione e al superamento della povertà. In un bell’articolo sull’Internazionale di questa settimana, che spiega il funzionamento di questo modello sviluppo economico sociale, Lula dice:

“Le mie posizioni sono cambiate [da quando faceva il sindacalista ndr] perché essere presidente è un po’ come essere padre. Quando sei figlio, sei convinto che tuo padre abbia valanghe di soldi da darti. Quando sei un leader dell’opposizione o di un sindacato, sei convinto che il governo abbia valanghe di soldi. Quando ti ritrovi al governo, scopri che tutti quei soldi non ci sono, e che devi pagare dei conti venti volte superiori alle tue finanze.”

Ecco questo è un monito per tutti i sindaci che hanno vinto facendo promesse elettorali irrealizzabili. Invece la seconda citazione è per tutta la sinistra, in perenne attesa di scoprire come muoversi:

“Insomma, ho scoperto che l’economia non è semplice cme credevo quand’ero nel sindacato, ma neanche complessa come sostengono alcuni politici. Per crescere, dobbiamo distribuire la ricchezza. E’ un punto che ha sempre messo in difficoltà gli economisti. Noi abbiamo dimostrato che è possibile crescere, distribuire il reddito, e farlo favorendo l’inclusione sociale ed evitando l’inflazione.”

E se il nostro sguardo volgesse proprio verso le spiagge di Copacabana?


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