Una delle migliori definizioni sull’importanza della cultura l’ha detta Zygmunt Bauman, intervistato questa settimana dal Venerdì di Repubblica, in un intrigante intreccio tra il sigificato della vita e l’ineluttibilità della morte:
“È la consapevolezza della fine che infonde ogni momento che la precede un meraviglioso significato. Non tanto perchè ci dà il significato ultimo della vita, quanto perchè ci incita e ci costringe a riempire le nostre vite con significati. È quella consapevolezza che ci spinge a cercare nuovi inizi.
Senza morte non c’è la cultura, ovvero il tentativo di rendere la vita vivibile nonostante la consapevolezza della mortalità.
È proprio la caratteristica non negoziabile della brevità del tempo a nostra disposizione , della probabilità di lasciare progetti incompiuti che spinge gli umani all’azione e fa volare l’immaginario.
La cultura è il tentativo di gettare un ponte tra le due sponde, vita mortale e immortalità, e ci spinge a lasciare una traccia della nostra seppur breve visita.”
Se la cultura è uno dei significati primari della vita, forse governi e amministrazioni locali, quando destinano alla promozione di attività culturali pochi “spiccioli”, stanno sbagliando qualcosa.
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