“Ero aggrappato ai resti della barca con la quale avevo lasciato Tripoli, circa due settimane prima con 55 compagni a bordo (20 somali, 2 sudanesi, e 34 eritrei), compresi i miei due fratelli e mia sorella.” Così A. S., 25enne eritreo , racconta la sua esperienza, unico superstite fra le 56 persone che qualche giorno fa hanno tentato una disperata fuga via mare dalla Libia, fuggendo da un paese ancora lontano dall’essere sicuro.
“Non avevamo paura dei rischi a cui saremmo andati incontro nel viaggio via mare, poiché restare in Libia significava morte certa. Vai e muori, resta e muori.” racconta tristemente A.S, che ha completato gli studi in Eritrea fino all’11esimo grado, per poi essere inviato in un’altra città per prestare servizio militare obbligatorio. Ha disertato, poiché era sua intenzione studiare Agraria all’Università.
Dall’inizio dell’anno ad oggi circa 1.300 persone sono giunte via mare in Italia dalla Libia. L’UNHCR (l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) stima che quest’anno siano circa 170 le persone morte o disperse in mare nel tentativo di giungere in Europa dalla Libia. Uno stillicidio continuo, che lascia tanti dubbi: possibile che in uno dei mari più trafficati nessuna imbarcazione abbia visto l’odissea di questi disperati?
Per sensibilizzare su questo argomento ieri in consiglio comunale abbiamo votato all’unanimità (non c’era il PDL) una mozione urgente presentata da me e da Luigi Branchitta che impegna l’amministrazione comunale a inviare una richiesta formale al Presidente della Repubblica, al Parlamento, al Governo per sostenere il conferimento della cittadinanza onoraria italiana all’unico superstite eritreo dopo l’ultima delle terribili tragedie avvenuta nel Mediterraneo. Chi desidera ardentemente una nuova vita, un nuovo futuro, un nuovo inizio non può essere punito con l’abbandono o, nei peggiori dei casi, con la morte.
Per questo credo che sia assolutamente necessario assumerci tutti e tutte la responsabilità di operare perché l’Italia sia più aperta, accogliente e civile e che per ottenere ciò sia fondamentale dar vita ad un movimento trasversale e unitario sul tema del diritto di cittadinanza, in modo da scoraggiare i “viaggi della speranza” che annualmente mietono centinaia di vittime nel nostro Mar Mediterraneo. Non è possibile che dopo “l’effetto Balotelli” non si parli più di un tema centrale della società odierna. Nella mozione viene quindi aggiunto l’impegno dell’amministrazione comunale ad agire a tutti i livelli istituzionali affinché gli ostacoli che impediscono il pieno esercizio di cittadinanza a cittadini stranieri nati sul territorio nazionale vengano rimossi, determinando le condizioni per la concreta realizzazione dello ius soli e a valutare la possibilità di conferire la cittadinanza onoraria simbolica ai bambini nati da stranieri che risiedono nel Comune di Pisa, così come già fatto in molti enti locali italiani. Perchè come dice Antonio Muñoz Molina:
Sarà molto interessante leggere i romanzi di chi è metà marocchino e metà spagnolo, cinese e spagnolo, senegalese e spagnolo. Credo che lo sguardo del figlio dell’immigrato sia molto ricco, perché è doppio: guarda dal mondo a cui appartengono i suoi genitori, quello delle radici, e dal mondo nuovo a cui lui già appartiene. Nei due mondi si sente al tempo stesso a casa e straniero. Sono le due esperienze fondamentali per scrivere: conoscere molto bene qualcosa e al tempo stesso vederla un po’ come da fuori.
Ecco il testo della mozione, condividite!
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