La città dimenticata – 1 – Tuttomondo

“Sto seduto su un balcone a guardare la cima della Torre Pendente. E’ davvero molto bello qui. Se ci fosse un paradiso, spero che assomigli a questo” Keith Haring 89

Annebbiato dalle oscure cronache nazionali, ho trascurato le vicende cittadine. Essere un consigliere comunale significa cercare di valorizzare al massimo la città che si amministra. Ed è un peccato che molti tesori vengano tenuti “nascosti”, svalutati, ignorati.

A Pisa abbiamo una delle opere d’arte contemporanea più bella del mondo. Soprattutto è pubblica. La possiamo vedere gratis! Non è banale. Si tratta di “Tuttomondo” del compianto artista Keith Haring.

L’idea di realizzare un murale a Pisa nasce in modo casuale a seguito dell’incontro per strada a New York tra Haring e un giovane studente pisano. Il tema è quello dell’armonia e della pace nel mondo, visibile attraverso i collegamenti e gli incastri tra le 30 figure che, come in un puzzle, popolano i centottanta metri quadrati della parete del Convento di Sant’Antonio.

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Ogni personaggio rappresenta un diverso “aspetto” del mondo in pace: le forbici “umanizzate” sono l’immagine della collaborazione concreta tra gli uomini per sconfiggere il serpente, cioè il male, che stava  già mangiando la testa della figura accanto, la donna con in braccio il bambino rimanda all’idea della maternità, i due uomini che sorreggono il delfino al rapporto con la natura. Sceglie colori dalle tonalità sottili, che attenuano la violenza cromatica che lo aveva da sempre contraddistinto, recuperando in parte i colori dei palazzi pisani e della città nel suo complesso, per rendere l’opera compatibile con il contesto socio ambientale dove è collocata. E’ l’unica opera di Haring che viene concepita sin dall’inizio come “permanente“, non effimera e destinata a scomparire nell’uso o nella serialità della comunicazione di massa, infatti impiega più tempo ad eseguirla: una settimana, rispetto all’unico giorno con cui era abituato a realizzare gli altri murales.

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Il primo giorno disegna da solo la linea di contorno nera, senza bozzetto preparatorio, poi nei restanti giorni, aiutato da degli studenti e dagli artigiani della Caparol Center, che ha fornito le vernici scegliendo delle tempere acriliche che potessero mantenere intatta la qualità dei colori per molto tempo, esegue la colorazione. Il murale ha insolitamente un titolo: “TUTTOMONDO”, parola che riassume la sua costante ricerca di incontro e di identificazione con il pubblico, esemplificata in questo caso dal personaggio giallo che cammina, o che corre, posto al centro della composizione sullo stesso piano di un ipotetico passante. I trenta personaggi del murale hanno la vitalità e l’energia tipiche di Haring e del suo incessante fervore creativo che gli ha consentito di lasciare, pochi mesi prima della morte per Aids, un’opera che è prima di tutto, un inno alla vita.

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Tuttomondo è l’ultimo lascito di un artista morente, il suo canto del cigno. Un murales che esprime dinamicità e che solo apperentemente sembra banale, ma che nasconde molti significati importanti. Ad una prima visione mette allegria, con quei suoi colori, quelle linee sinuose, quelle forme abbozzate. Ma guardandolo attentamente e collocandolo nella vita dell’artista, il murales ci sommerge con le emozioni che riesce a trasmettere: gioia, amore, frenesia, mistero.

Deve far riflettere anche la storia dell’opera d’arte. Pochi muri a Pisa erano così ampi e nessuno voleva che l’artista “sporcasse” l’edificio con quelle forme assurde. Un prete, consapevole dell’omosessualità e della malattia di Keith Haring, decise ugualmente di donare un muro della chiesa regalando a noi tutti questa stupenda opera d’arte. Un atto d’amore vero e proprio.

E noi vogliamo dimenticarcene? No, uno dei miei obbiettivi sarà quello di riqualificare la piazza che ospita il murales, facendone l’orgoglio della città. Pisa non è esclusivamente medievale, anzi quando i secoli si mescolano si riesce a capire meglio e a valorizzare le opere d’arte.

Una mostra su Haring, ecco cosa si potrebbe fare. “In culo” ai Lorena 🙂


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