Mentre stiamo a parlare della sentenza che impone di togliere il simbolo del calvario del Cristo dalle scuole, un altro calvario rischia di passare inosservato.
Il 16 ottobre tra le 9.30 e le 12.30, tre agenti della polizia penitenziaria hanno spezzato la schiena di Stefano Cucchi a calci e pugni prima ancora che un giudice lo processasse.Ma non basta. Repubblica ottiene il diario clinico dei giorni d’ospedale di Stefano Cucchi. Ecco alcuni stralci (qui la versione integrale):
È il 17 ottobre. A Stefano [..] gli sono state diagnosticate, con le profonde ecchimosi al volto, le fratture della vertebra L3 e di quella del coccige. Non mangia da almeno due giorni. […]
il 18 ottobre, lo visita una prima volta la dottoressa Stefania Corbi, 38 anni, che l’albo dei medici segnala “specialista in oncologia”. “Paziente molto polemico – scrive – Si gira con la testa mantenendo la posizione prona. Si convince a farsi visitare, ma è comunque scarsamente “collaborante””[…]
Il 19 ottobre, un secondo medico (la firma è illeggibile) torna ad accostare il letto di Stefano. Con annotazioni che documentano come, a distanza ormai di oltre 48 ore dalle fratture alla schiena, nessuno si sia ancora preoccupato di “stabilizzare” il corpo di quel ragazzo. “Paziente non accessibile al colloquio – si legge – Rifiuta visita”. Epperò “si consiglia una consulenza ortopedica” che, evidentemente, ancora non si è trovato il modo di fare. Stefano è una mummia di dolore. “Condizioni generali scadute. Viva dolorabilità alla digitopressione, compatibile con diagnosi fratturativa di L3 recente. Algia sacrococcigea viva. Paziente in decubito. Si consiglia rx tratto lombare su L3. Da rivedere dopo rx”.
Il 21 ottobre, dopo che le ventiquattro ore precedenti sono state riassunte in una sola riga (“Il paziente rifiuta la visita”), in corsia è di nuovo la dottoressa Stefania Corbi. “Si propone nuovamente al paziente reidratazione endovenosa – scrive – Ma il paziente rifiuta […]
Stefano Cucchi pesa ormai meno di 40 chili. E gli sono rimaste dodici ore da vivere. Il volto e il corpo scheletrico dell’uomo nel “letto 16” che la dottoressa ha davanti è esattamente lo spettro che verrà documentato dalle foto scattate al cadavere il giorno successivo. Ma la vista di quel teschio non deve allarmarla più di tanto. Perché se è vero che, a margine di questa pagina del diario clinico, uno sgorbio di firma che sembrerebbe quella della Corbi, segnala che “in accordo con il direttore dottor Fierro si predispone relazione clinica da inviare al magistrato” (documento che mai partirà per il Tribunale), è altrettanto vero che medico e paziente stanno per avere la loro ultima discussione. […]
Il “polemico”, “oppositivo” e “diffidente” Stefano affronta la sua ultima notte con il consiglio di mangiare riso, pasta e carne e la lista dell’associazione italiana celiaci sul comodino. Alle 6.15 del 22 ottobre, il suo cuore schianta. Senza la presenza di un solo rianimatore. […]
Questo diario clinico riassume in modo drammaticamente allucinante gli ultimi giorni di vita di Stefano, in un quadro veramente oscuro fatto di poliziotti brutali e medici negligenti. Un episodio che urla chiarezza, che non deve nascondere ma punire chi ha omesso delle responsabilità. Questa richiesta è talmente disarmante nella sua simplicità, che dovrebbe essere normale. Evidentemente c’è ancora tanto da cambiare.
A proposito di responsabilità le parole dette da un sottosegretario pesano molto dopo le nuove verità sulla vicenda. Carlo Giovanardi dice:“Allo stato degli atti c’è un sicuro, evidente responsabile indiretto o diretto della morte di Stefano: la droga. Se non la consumi, non vieni arrestato, e quindi non muori.I medici devono o non devono obbligare un paziente a nutrirsi contro la sua volontà? E la volontà di un giovane fragile e malato come Stefano Cucchi non era evidentemente alterata tanto da obbligare i medici ad intervenire per salvargli la vita come giustamente i famigliari sostengono?”
Parafrasando Giovanardi:
Allo stato degli atti c’è un sicuro, evidente responsabile indiretto o diretto della morte degli automobilisti: la macchina. Se non la guidi, non succedono incidenti, e quindi non muori.
Allo stato degli atti c’è un sicuro, evidente responsabile indiretto o diretto delle morti deli operai: il lavoro. Se non lavori, non succedono incidenti, e quindi non muori.
…
Allo stato degli atti c’è un sicuro, evidente responsabile indiretto o diretto della morte del cervello di Giovanardi: la stupidità. Se non la controlli, non fai il sottosegretario, e quindi ti dimetti.
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