Più contenti dei servi

Ci siamo. L’ultima settimana prima del voto. Secondo i politologi sono questi i giorni più importanti per fare campagna elettorale, conquistando gli indecisi e portando al voto i potenziali astensionisti. Una campagna elettorale lunga (abbiamo mai smesso?) volge al termine e fra una settimana  conosceremo i risultati di queste votazioni. Dopo ci aspettano tre (?) anni di pausa da competizioni nazionali di rilevanza nazionale.

Sono stati mesi intensi, che hanno sfinito i candidati.In Toscana Rossi corre da più di due mesi, nel Lazio la Bonino ha fatto anche uno sciopero della sete. All’inizio abbiamo parlato di temi che riguardavano le regioni: come rispondere alla crisi, il no alle centrali nucleari (anche da parte dei candidati del centrodestra), il rilancio della sanità. Poi c’è stato l’episodio del panino. Voluta o no, l’esclusione della lista PDL nella provincia di Roma ha cambiato questa campagna elettorale, allontanando i temi “regionali” e alimentando lo scontro tra i due poli. Abbiamo assistito a uno strappo istituzionale gravissimo, dimenticato troppo in fretta. Un governo che cerca di interpretare a suo favore le leggi, attraverso un decreto urgente. Non ha funzionato perchè la lista è ancora esclusa. Possibile che il Presidente del Consiglio, l’uomo più ricco d’Italia, non è capace di assoldare i migliori avvocati d’Italia per evitare queste figure? Ma se l’avesse fatto intenzionalmente? Se avesse giocato con la democrazia, pur sapendo di perdere, per alzare il tono dello scontro? Dare un quadro distorto dell’Italia, dominata da pm e giudici comunisti, dall’odio verso la sua persona e il suo entourage, per offuscare i pessimi risultati del suo governo. Il ruolo della vittima gli riesce bene da più di quindici anni e finora ha sempre pagato.

In questo ennesimo referendum pro o contro Berlusconi, si radicalizza lo scontro, i blocchi si ingessano e gli indecisi si astengono.

Ci ritroviamo in questa ultima settimana a parlare di numeri di persone in piazza, di inchieste, di tangenti  mentre in Francia una sinistra distrutta solamente un anno fa, riesce a diventare il primo partito nazionale, umiliando Sarkozy e in America Obama fa approvare alla Camera una straordinaria riforma sanitaria.

Stupiamo gli elettori, conquistiamo gli indecisi. Vincere si può in molte regioni. Non contro Berlusconi, ma per l’Italia. Non è retorica, è semplicemente la voglia di uscire da un tunnel buio. Non aspiriamo alla perfezione, all’utopia. Per ora liberiamoci del fango (per non dire altro) che ci ricopre e diamo fiducia a chi vuole governare con onestà, trasparenza e legalità.

Ieri la Littizzetto ha sintetizzato quindici anni di Berlusconismo:

“nella vita non è importante prendersela con i padroni, il problema non sono i padroni (che sono pochi), il problema, in Italia, sono i servi, che sono tantissimi, sono uno sterminio, sono una folla, e spesso contenti”

Facciamo vedere che le persone libere superano i servi e che riusciamo a essere più contenti di loro. Contenti di condividere la felicità con gli altri. Anche con i servi.


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