Di solito non mi piace ricopiare post presi da altri blog, mi sembra di “rubare” le idee e le riflessioni per far apparire queste pagine più interessanti. Ma quando ho letto questo post tratto dal blog di Civati (once more) mi è sembrato un crimine contro l’umanità (iperbole) non cercare di pubblicizzarlo in tutti i modi, in quanto riesce a colpire nel segno e a riassumere in poche righe i problemi attuali del partito democratico. Con un’ironia nemmeno tanto sottile e una dura e cruda lista di esempi, Civati fa un quadro sintetico ma illuminante del perchè non riusciamo a conquistare la fiducia degli elettori, auspicando una dolce speranza per il futuro: che i serbatoi (simbolici e non) si possano riempire in fretta e con fresca e nuova energia (rigorosamente rinnovabile).
Marta ha letto Debora e ha letto (bene) Lakoff. Si chiede quali siano i serbatoi simbolici da recuperare. Per me la questione è più semplice: il Pd – cerco, come sapete, di parlarne il meno possibile – ha un grande problema di linea politica sulle ‘cose’ di lungo periodo e di impostazione culturale. Fa aperture che, dal punto di vista ideologico, non si può permettere, anche perché le affida a uscite estemporanee, senza il necessario approfondimento, esponendole al pubblico ludibrio. Cerca elettori che non ha – e temo non può avere – perdendo di vista i propri valori fondativi (che infatti ogni due settimane qualcuno mette in discussione). In più, idee innovative e vecchi schemi fatica a comunicarli. Per dirla con una parola sola, il problema è la credibilità. Anche perché, e questo veramente non lo capisco e lo sopporto sempre meno, è sempre sulla difensiva. Sempre. Le intercettazioni? Napolitano invita alla responsabilità, bisogna ascoltarlo. Peccato che gli irresponsabili siano quelli al governo. La finanziaria? Fa cacare, ma la posizione nettissima del Pd, per ora, è stata: se non cambia, votiamo contro. Sti cazzi. Per esempio, è contro il nucleare, ma fatica a lanciare una campagna come si deve in questo senso e non presenta un piano energetico alternativo a livello nazionale. Difende l’acqua pubblica, ma passa tre quarti del tempo a distinguersi dai referendari. Ogni volta che può difende i diritti civili, salvo non avere una posizione serena nemmeno su quale tipo di unione civile rivendicare. Per essere più vicino ai cittadini, parla di riforma della giustizia penale, ritrovandosi a inseguire le ossessioni di B, e non si rende conto che alla gente interessa quasi esclusivamente la giustizia civile. Si vergogna dell’eredità di Prodi, quando dovrebbe vergognarsi piuttosto dell’eredità di quella compagine di governo (che l’ha mandato a casa, con una sapiente politica delle dis-alleanze). Parla di tasse e, siccome c’è stato Visco, bisogna esagerare dall’altra parte. Difende la Costituzione, ma è ovviamente pronto a discuterne anche le modifiche più insensate. Parla di Lega come dello standard di riferimento e non si accorge che la Lega, oltre a essere un partito che in altri Paesi guarderebbero con sospetto, non ha portato a casa nessuno dei risultati per cui è nata (e sono quindici anni che governa). E continua a parlare delle proprie sconfitte, senza rendersi conto che la sconfitta, in questo caso, è di tutto il Paese (e, a proposito di sconfitte ‘tecniche’, va ricordato alla nostra classe dirigente quello che è successo in occasione delle elezioni politiche del 2006). Lo dico da elettore circondato da amici elettori che queste cose le ripetono dalla mattina alla sera. Abbiamo detto che ci sono gli astensionisti – soprattutto a sinistra – da recuperare. Abbiamo detto che ci sono i giovani da difendere e tutelare. Abbiamo parlato di una profonda, insanabile disugualianza di reddito e di opportunità. Forse il problema è questo: il serbatoio va anche bene. Purtroppo a mancare è la benzina. Anzi, il metano, che fa più ecologico.
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