Mentre la protesta per l’Università va avanti, il nostro Presidente Napolitano ricorda di non dimenticarsi della cultura. Ma quali prospettive ci sono per Pompei e la tutela dei beni culturali?
Dopo la provocatoria proposta di Erri Di Luca in molti hanno suggerito come far uscire Pompei dall’emergenza. C’è chi vuole dare più soldi all’intero sito archeologico, chi vuole aumentare il prezzo del biglietto, chi ha in mente fantasiose governance.
Pompei non ha un bisogno disperato di soldi, ma di una buona gestione. Ovviamente nuovi fondi porterebbero nuove risorse per risolvere i problemi,ma se poi questi soldi vengono sperperati, come negli ultimi due anni, viene totalmente vanificato il maggiore impegno finanziario.
Chiunque in futuro amministrerà Pompei la deve amare, in ogni suo piccolo dettaglio, una passione che si tramuta in sforzi continui e duraturi per raddrizzare le molteplici storture del luogo.
Una governance assolutamente indipendente dalla politica, ma che collabora attivamente e in maniera propositiva con gli enti locali, composta da abili manager e da esperti gestori del patrimonio artistico-culturale che lavorano esclusivamente per il bene di Pompei e non per trarne benefici personali. Magari con un compenso non altissimo, per dimostrare che la rinascita di Pompei nasce dalla passione e dall’entusiasmo per il luogo. Nessun potere speciale, nessuna possibilità di deroga, nessun supercommissario, solo una sana e chiara trasparenza nelle decisioni, essenziale per schiarire le scelte oscure degli ultimi anni.
Sono fortemente contrario all’aumento del prezzo del biglietto, una misura che va direttamente a colpire il diritto alla cultura, troppo spesso dimenticato. La cultura deve essere accessibile a tutti, per dare a chiunque la possibilità di migliorarsi, di crescere, di allargare gli orizzonti. Eliminare questo diritto significa togliere la possibilità di provare nuove emozioni, ci costringe a vivere meno intensamente, rinunciare al fascino della comprensione, condannare all’ignoranza.
Il diritto alla cultura ci deve guidare, soprattutto noi, indegni custodi, che abbiamo l’onere e l’onore di preservare e diffondere gran parte dei tesori mondiali.
I “4 sassi di Pompei”, come li ha chiamati spregevolmente il governatore del Veneto Zaia, figlio della non-cultura leghista, sono il nostro passato, chiave fondamentale per capire e affrontare il presente. Ci svela chi siamo, come siamo arrivati a oggi, come non ripetere gli stessi errori. Anche il modo di come noi adesso gestiamo il nostro patrimonio diventerà presto storia e verremmo giudicati dalle generazioni future. Immaginatevi di ricevere in eredità da un vostro parente lontano una grossa fortuna, un tesoro inimmaginabile. Non voglio essere considerato il responsabile dello sperpero di questo immenso regalo, ho il dovere e il diritto di fruirne, di “usarlo”, di goderne e di lasciarlo di nuove in dote ai miei successori, magari migliorandolo e accrescendolo con le nostre esperienze personali e collettive.
Pompei e gli altri siti devono essere il più accessibili a tutti. Per ottenere nuove risorse possiamo prendere in prestito nuovi modelli di business più “cultural-sostenibili” ovvero forme imprenditoriali di gestione senza privare del diritto alla cultura e senza pensare esclusivamente con logiche esclusivamente di profitto, come fanno spesso i privati. Possiamo mutuare da Internet alcuni modelli, come quello definito “freemium”, utilizzato da molti servizi e applicazioni online.
Questo modello permette l’accesso gratuito a un contenuto base, che deve essere di qualità e accessibile, offrendo la possibilità di pagare per esperienze aggiuntive e più totalizzanti.
Una cultura “lowcost”, stile ryanair, dove si pagano i servizi aggiuntivi, ma dove si può usufruire del semplice contenuto ( nel caso della compagnia aerea il volo, nel caso di Pompei gli edifici migliori) ad un prezzo irrisorio. Rendere il contesto del sito archeologico più attraente per offrire interessanti sviluppi alla zona e ricevere nuovi fondi dall’indotto. Servizi migliori, parcheggi, trasporti, ristoranti possono rendere l’esperienza più piacevole, attrarre più turisti e ricavare più risorse da investire per la tutela e la valorizzazione.
Avere il coraggio di credere nella cultura, investire su di essa, deve essere l’obiettivo di tutti: dagli amministratori che devono coltivare il diritto alla cultura fino al semplice cittadino che ha il solo interesse di guardare in tv programmi generalisti.
Diamo un’occasione alla cultura, non ce ne pentiremo.Noi stessi vivremo meglio, sicuri che le future generazioni ci ringrazieranno. Nessuna cultura può vivere se cerca di essere esclusiva. (Mahtma Gandhi)
5 – fine
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