Buoni e cattivi nell’affaire Wikileaks

Julian Assange, la mente dietro il sito del momento Wikileaks, è diventato il ricercato numero uno del Governo Americano. Su di lui pende un mandato di cattura da parte dalla Svezia, non per questioni legate alla diffusione di documenti, ma per qualcosa di totalmente differente. Molte testate giornalistiche, per screditarlo p èer disinformazione, dicono che è accusato di stupro. Ma la realtà è un’altra. E’ infatti accusato di aver fatto sesso con due donne consezienti, ma senza protezione.Entrambe le donne,  scrive il Guardian, avrebbero raccontato di avere avuto relazioni sessuali consensuali con l’australiano ma entrambe parlano anche di “un incidente non consensuale in cui Assange avrebbe fatto sesso con loro senza usare il preservativo”. Mark Stephens, l’avvocato londinese di Assange, ha detto ieri che il reato di solito si estingue con una multa di 715 dollari.

Ma perchè Assange non si è consegnato prima allora? Chiaramente in una situazione di prigionia, sarebbe più facile chiedere l’estradizione. Gli Stati Uniti, particolarmente colpiti dalle rivelazioni di Wikileaks, stanno valutando la possibilità di incriminare Assange per violazione della sicurezza nazionale e spionaggio.

Lo stesso governo che nei giorni scorsi, ha visto un famoso senatore intimidire le principali società di internet (Paypal, Amazon) di buttare fuori Wikileaks dai loro servizi, senza alcun esame serio; lo stesso governo che sta dicendo ai suoi dipendenti che non possono guardare Wikileaks dal computer degli uffici, lo stesso governo che ha diffidato potenziali dipendenti sul discutere della fuga di notizie sulle loro pagine personali di Facebook per paura di essere considerati un rischio per la sicurezza.

Ma allora chi è il buono e chi è il cattivo in questa vicenda? Non lo so. Ma “se va bene per una democrazia  decidere da sola di cacciare fuori qualcuno da internet per aver fatto qualcosa che non sarebbe stato perseguito se fatto da un giornale, l’idea di un internet che democratizza ulteriormente la sfera pubblica avrà subito un colpo mortale” Clay Shirly

Occorre aprire una discussione seria e imparziale sull’utilizzo dei nuovi media nella sfera politica, per governare in futuro situazioni come questa. Chiudere Wikileaks porterà solo alla diffusione di 1, 10, 100 siti paralleli, magari organizzati meglio (il caso Napster non viene in mente a nessuno?).  Non si può chiudere una falla con uno spillo. E’ la rete, bellezza.


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