Il finale è stato previdibile e noioso. L’epilogo ci ha lasciato l’amaro in bocca, abbiamo scoperto che ci sarà un seguito. Chissà se ci saranno gli stessi sceneggiatori e gli stessi protagonisti.
Alla fine di questo primo atto abbiamo assistito alla morte di uno degli attori principali, che non è riuscito a dimostrare la coerenza del suo gruppo, perdendo irrimediabilmente una buona fetta di credibilità. Ci sarà una resurrezione nel secondo atto?
Un finale che ha visto Berlusconi trionfatore, grazie a quel manipolo di attorucoli, denominati “responsabili nazionali”, che hanno voluto aumentare la suspance, aspettando la seconda chiamata prima di palesare il tradimento, novelli Jago di shakesperiana memoria, destinati a lasciare la scena nei prossimi atti, magari non nel secondo , ma sicuramente in quelli successivi. Ma non vi preoccupate per loro, il cachet pagato è stato molto alto.
E ora? Il seguito ci sarà tra poco, l’intervallo si riduce a una pausa caffè, uno stop per andare in bagno. B., da buon protagonista, ci regalerà diversi colpi di scena, che terranno nuovamente il pubblico sospeso.
Il partito democratico, fino ad adesso illustre comprimario, può riacquistare il palco, le luci, l’attenzione lasciati da uno dei due attori principali, prendendosi lo spazio nella scena, incalzando B. sull’inadeguatezza del governo e sulla necessità di andare alle urne, esattamente come fece l’attuale protagonista durante la legislatura Prodi, convincendo il pubblico dell’impossibilità di andare avanti senza un copione e un cast chiaro.
Come in un’opera lirica bisogna strillare il fallimento di questo governo, prospettando un nuovo spettacolo, più dignitoso, più autorevole, di qualità.
La farsa di ieri non si deve trasformare in tragedia.
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