In attesa della prossima indignazione

L’ indignazione verso i comportamenti amorali di certi personaggi è solo uno sfogo davanti al vuoto della politica o una spinta per il cambiamento? Prova a rispondere Benedetta Tobagi si Repubblica:

Il pericolo forse più diffuso nella nostra società è che l’ indignazione si riduca a una falsa coscienza consolatoria: un’ “etica-anestetica”. Lo sdegno monta (e si sgonfia) seguendo il ritmo convulso della cronaca. Indignarsi fa sentire buoni, poi la vita va avanti come prima, ha velenosamente contestato a Hessel il filosofo Luc Berry. La parabola italiana di Mani Pulite insegna: la crisi sopraggiunse quando i giudici toccarono il ventre molle della microcorruzione diffusa. La rabbia si mescola all’ ipocrisia: tutti si indignano davanti al politico ladro, molto meno se un professionista offre un forte sconto a chi rinuncia alla ricevuta fiscale. Coerenza e continuità sono il banco di prova cruciale. L’ indignazione, se non prosegue in un programma politico, è destinata a spegnersi. È indispensabile, ma come un detonatore o la carta con cui accendiamo il fuoco, che ha bisogno di ceppi di legna asciutti per bruciare a lungo.

Ovvero, siamo proprio sicuri che, una volta tolto di mezzo Berlusconi, l’Italia avrà risolto tutti i suoi mali? Siamo sicuri che abbiamo forti e solide radici politiche che ci consentono di ripartire in fretta verso una società più giusta, più equa, più dinamica?

Piccolo e banale  esempio tratto dal Partito Democratico: molti dicevano che non era possibile trovare una sintesi sulle coppie di fatto per colpa della cattolica estremista Paola Binetti. Dopo quasi un anno dalla sua fuga verso lidi a lei più congeniali (UDC) non mi sembra che ci sia stato un solo passo aventi verso una proposta condivisa sulla questione. La migliore risposta alle dichiarazioni ultraradicali dell’on.Binetti doveva e poteva essere la presentazione di un disegno di legge che regolamentasse le coppie di fatto, sull’esempio dei DICO; una buona sintesi tra le diverse anime del partito.

Invece di indicare continuamente il male, la causa della nostra paralisi, è troppo difficile far nascere dal risentimento e dalla rabbia qualcosa che possa essere veramente utile al nostro tragicomico paese?

Nel frattempo continuiamo ad aspettare la prossima, inevitabile indignazione, pronti a urlare il nostro stantio e meccanico ritornello di vergogna, ma fino alle 20. Poi bisogna andare a cena.



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