Ogni generazione necessita della sua rivoluzione. Thomas Jefferson

Continuano a macchia di leopardo le proteste in Nord Africa e in Medio Oriente. 24 manifestanti sono stati uccisi in Libia, nella terra d Gheddafi. In Bahrein migliaia di persone hanno partecipato ai funerali delle due persone uccise durante un assalto delle forze di sicurezza e già si pensa a sospendere il primo gran premio automobolistico (il minore dei mail). Nello Yemen le manifestazioni anti-governative hanno provocato due vittime e in Iran stiamo assistendo a un inasprirsi degli scontri tra governo e opposizioni.
Stati così lontani che spesso non ci ricordiamo dove sono collocati geograficamente,
Stiamo forse sottovalutando un momento storico importantissimo per gli assetti futuri del mondo? Si può parlare di rivoluzione?
Secondo Wikipedia,la rivoluzione in politica è un radicale cambiamento nella forma di governo di un paese, che comporta spesso trasformazioni profonde di tutta la struttura sociale, economica e politica di un sistema, al sorgere di un nuovo tipo di cultura politico-sociale.
Quale sarà questo nuovo tipo di modello politico-sociale è difficile prevederlo. Possiamo individuare i momenti della nascita di una rivoluzione, le cause che l’hanno scatenata, ma non sappiamo dove arriverà.
Non è detto che una rivoluzione migliori le cose, anzi, può provocare fratture sociali molto forti che si trascineranno per anni. In iran, la rivoluzione di Khomeini ha portato enormi arretramenti sul campo dei diritti civili.
Una rivoluzione non può essere guidata dall’esterno. Emblematiche le dichiarazioni di alcuni egiziani su Twitter: le nazioni occidentali festeggiano la cacciata di Mubarak. Ma dov’erano queste nazioni durante i trent’anni del regime?
Eppure queste rivolte sono differenti dalla democrazia “esportata con la forza” del presidente Bush. Se non ci fosse stato l’intervento militare in Iraq nel 2003, magari adesso la popolazione da sola si sarebbe rivoltata contro Saddam Hussein, liberandosi del regime dall’interno. Questo avrebbe comportato un enorme risparmio di costi in vite umane e stabilità del paese. Dopo 8 sanguinosi anni dov’è la democrazia liberale voluta da Bush? E’ più probabile ( anche se non scontato) che una nuova forma di democrazia possa nascere in Egitto e in Tunisia dopo che il popolo, slegato dalle povere organizzazioni politiche, ha lottato per la dignità e il rispetto. Non per un’ideologia, religiosa o politica, ma per se stessi, per garantire a loro e ai loro figli una vita migliore.
Ora arriva la parte difficile, trasformare la gioia in politiche concrete, convertire la passione in inevitabile cinismo, mutare la nuova libertà in una forma di governo solida e solidale.
Noi, intendo gli stati occidentali, possiamo dare solo suggerimenti, non lezioni o imposizioni. Dobbiamo dimostrare di rispettare questo popolo e la dignità che ha riconquistato. Solamente così potremo collaborare al superamento dei conflitti ideologici, che tanto danno e violenza portano ancora oggi.
E in italia, avremo la nostra rivoluzione? Si, ciao.


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