Matsushima ah! A-ah, Matsushima, ah! Matsushima, ah!

A Ottobre, nel mio viaggio in Giappone, non sono andato a vedere la bellissima baia di Matsushima, vicino alla città di Sendai. Ho preferito restare a Tokyo qualche giorno in più. Mi sono detto: “Almeno avrò un motivo per ritornare in Giappone”. Ma era una scusa, non ci andai soprattutto per pigrizia.

Matsushima, un gruppo di 260 piccole isole ricoperte di pini, patria di scimmie e cervi, è indicata come una delle più belle viste naturali del mondo. Di fronte a tanta bellezza uno dei poeti giapponesi più famosi, Basho, riuscì solo a balbettare questi versi: Matsushima ah! A-ah, Matsushima, ah! Matsushima, ah!

Oggi su Repubblica leggo:

Erano 260 piccole isole, decine di penisole verdi tuffate nel Pacifico, tra gli scenari naturali più stupefacenti del Giappone. Rocce nere, torri di tufo, sabbia come neve, sorgenti di acqua bollente, borghi antici e una miriade di templi buddisti e scintoisti invasi dalla pace. Dalla costa oltre Sendai occorreva un’ora di barca per entrare nel paradiso delle scimmie e dei cervi, popolato di oltre duecentomila persone. Dalla terraferma non si scorgono più isole e i pescatori assicurano che l’arcipelago è stato sommerso. A Ishinomaki, sull’isola di Miyato, abitano 166 mila persone, di cui non si ha notizia. Metà della città risulta distrutta. I pescatori dell’isola di Kinkazan, il “fiore d’oro” dell’Honshu, non trovano più decine di altre isole, rimaste sotto il livello del mare. Il censimento del disastro è ostacolato dalla distruzione dei porti e di migliaia di imbarcazioni. L’arcipelago di Matsushima è totalmente isolato da venerdì e anche il laboratorio marino dell’università di Tuhoku, nella città di Onagawa, non dà segni di vita. Di certo la penisola di Ojika, l’isola di Oshima e Fukuura, si trovano oggi sotto il livello dell’acqua ed è impossibile sapere quanti siano riusciti a mettersi in salvo, come abbiano potuto riuscirci. Le isole hanno fatto da frangiflutti contro la forza del mare, proteggendo un tratto di terraferma, ma autocondannandosi a scomparire.

Adesso dopo lo tsunami non c’è più niente da vedere, tutto è sommerso dall’acqua, forse cancellato per sempre. Non è nemmeno nei miei ricordi, perché decisi di non andarci. A volte diamo tutto per scontato, tendiamo a posticipare, pensando che il mondo aspetti noi. Spero che il terremoto giapponese mi/ci serva da lezione, l’uomo non può niente contro l’imprevidibilità della natura. Ricordiamocelo quando costruiamo una casa alle pendici di un vulcano, quando edifichiamo accanto ai fiumi,  quando progettiamo una centrale nucleare.

Oggi il mio pensiero va a Matsushima e alle vittime del terribile tsunami. Se poi volete fare qualcosa….


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