Pisa, la rete e un nuovo patto per il futuro. L’accesso a Internet come diritto fondamentale dell’uomo

In questi giorni si sta svolgendo a Pisa l’internet Festival, quattro giorni di eventi e incontri sul mondo del web. Non poteva essere fatto che nella nostra città, protagonista indiscussa della storia informatica italiana.  Qui più di 50 anni fa venne progettato e realizzato il primo computer interamente italiano, la CEP, Calcolatrice elettronica pisana.  Un mix di valvole e transistor grande come un campo da tennis e alto come un frigorifero, realizzata a mano con piccoli anelli di ferrite.
Sempre a Pisa, nel 1986, un gruppo di pionieri, sotto la guida di Robert Kahan, uno dei “padri fondatori” della rete, dalla stanza di un palazzetto in via Santa Maria del CNUCE (oggi CNR) effettuava il primo collegamento in Italia (il terzo in Europa) alla rete, chiamata allora ARPANET. Un anno dopo, come riconoscimento del lavoro svolto, fu assegnata a Pisa la gestione di Registro.it, l’anagrafe dei domini italiani che ancora oggi lavora a pieno ritmo, con 20mila nuove richieste di registrazione al mese, piazzandosi al decimo posto nella classifica mondiale.
Ma ancora oggi la nostra città non finisce di stupire. Non solo è fra le prime 10 province italiane in quanto a utilizzo di Internet, ma solamente due mesi fa alcuni ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna sono riusciti a realizzare la connessione a Internet più veloce del mondo, raggiungendo l’incredibile soglia di 448 Gbit al secondo. Tanto per dare un esempio concreto, è come scaricare 1200 film in alta definizione al minuto.
Questo percorso di eccellenza si scontra con la realtà italiana, che sta affrontando in  maniera clamorosamente inadeguata la più profonda trasformazione tecnologica e culturale dai tempi di Gutenberg, ovvero la rivoluzione digitale. Su più livelli. Il divario digitale, ovvero gli ostacoli che trova chi vorrebbe connettersi alla rete, è ancora molto alto. Più della metà degli italiani non ha mai messo le mani su un computer connesso a Internet,  la banda larga, il minimo indispensabile per usufruire dei servizi della rete,  non arriva ancora a un ottavo della popolazione; le infrastrutture per la fibra ottica, soprattutto al Sud, sono carenti. Investimenti nazionali mai visti,sempre in fondo alle classifiche europee in quanto a tendenza per l’innovazione , qualità e penetrazione della rete, utilizzo di Internet da parte delle imprese. Solamente 4000 hot-spot pubblici, per navigare senza fili in libertà, a fronte dei 30mila francesi.
Un distacco con il resto del mondo che se non verrà colmato in tempi brevi ci troverà impreparati di fronte alle sfide globali del futuro. Per questo occorrono nuove politiche nazionali, un patto per il futuro, che possa rilanciare l’economia con nuovi posti di lavori e nuove prospettive di sviluppo, capace di far aumentare la consapevolezza dell’uso di Internet come strumento di evoluzione culturale, di stimolo creativo e di emancipazione sociale.
Un nuovo piano per la banda larga, che possa portare la connessione in tutte le case e un aumento degli hot-spot wifi pubblici in tutta la penisola. Investimenti consistenti nella ricerca, perchè il primato mondiale della connessione più veloce ci ha dimostrato che anche in Italia possiamo eccellere. Nuovi servizi specifici per il rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione, un antidoto digitale alla burocrazia italiana, tutto gestito comodamente da casa.
L’Italia non deve perdere il treno della digital economy. E deve attuare un processo di innovazione a forte componente pubblica, perché lasciare tutto al mercato significherebbe innescare un processo non determinato dalla necessità di evoluzione e di equità sociale, ma dal profitto, con il rischio addirittura di aumentare la disuguaglianza digitale. Deve essere compito del governo garantire a tutti i cittadini l’accesso alla Rete, per arrivare a portare il web a tutti  Per questo l’accesso a internet deve essere considerato un vero e proprio diritto fondamentale dell’uomo, che deve avvenire in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale, come viene già dichiarato in Finlandia e come viene proposto in un recente disegno di legge costituzionale in discussione al Senato. La città di Pisa, culla dell’informatica, eccellenza internazionale nel campo della ricerca, può e deve continuare a essere un attore protagonista nello sviluppo di Internet e della rete. Su questo ci giochiamo il nostro futuro

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