Canapisa 2011
Habemus Canapisa
Sembra che alla fine le estenuanti trattative abbiano portato alla fumata bianca. Canapisa si farà. Certo, viene ridimensionata, sarà più breve, non avrà il concerto finale, ma almeno è stata garantita la libertà di manifestare, sancita dall’articolo 21: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto o altra forma di diffusione “.
Ma chi erano i nemici di Canapisa? Giovanardi? La Questura? Il Comune?
Facciamo ordine. Giovanardi ha mosso delle serie preoccupazioni sullo svolgimento della manifestazione, in piena continuità con le sue politiche di repressione.
Sicuramente questo ha alzato il livello di guardia di Questura e Prefetto, che vedevano soprattutto nella festa finale una zona franca per gli spacciatori.
Hanno quindi cominciato a sollevare problemi sulle modalità di svolgimento dell’evento, che doveva cambiare rispetto all’anno scorso.
Da qui il tira e molla con gli organizzatori per un nuovo percorso e la cancellazione del momento conclusivo.
E il Comune cosa c’entra?
C’è stata molta disinformazone sul ruolo del Comune. Si vuole parificare la politica di Filippeschi con quella di Giovanardi e questa è per me una delle più grosse bestemmie che si possono dire, dettata dall’ignoranza e dalla strumentalizzazione politica.
Il Comune non può decidere se una manifestazione si deve tenere o no. È fuori dal suo ruolo. Meno male direi, altrimenti vivremmo in uno stato totalitario dove la maggioranza al governo può vietare ogni atto di protesta.
Il Comune può dare l’agibilità di una piazza, e infatti è stata negata Piazza San Paolo a Ripa d’Arno perchè luogo soggetto a vincolo paesaggistico e dove non è possibile far confluire 8000 persone ( il numero dei possibili manifestanti a detta degli organizzatori). Quindi il Comune, tramite Sepi, può dare esclusivamente pareri tecnici, svestiti di politica, materia invece del Consiglio Comunale, che con un documento può esprimere un giudizio, suggerire modalità alternative, proporre soluzioni, ma che non sono comunque vincolanti all’autorizzazione o no della manifestazione.
La maggioranza consiliare nell’ultimo consiglio comunale ha presentato un documento. Chi l’ha letto, ma posso anche allegare il testo completo nei prossimi giorni, avrà notato che non c’è nessun giudizio su Canapisa, né negativo, né positivo. Si sottolinea però una maggiore attenzione sul momento conclusivo dell’evento, che negli anni scorsi ha causato qualche fastidio nei quartieri interessati.
Questo è un problema serio e reale, derivato soprattutto dall’alta concentrazione di giovani, che attira lo spaccio, come del resto succede in centro nei luoghi della cosidetta “movida”. Il mercato va dove c’è domanda.
In altre situazioni simili una forte mannaia allo spaccio è stata assestata con forti e sostenuti posti di blocco delle forze dell’ordine, sia all’entrata che su strada. Appena si sparge la voce dei controlli i potenziali “compratori”, ma anche molti venditori, si intimoriscono e possiamo evidenziare una forte contrazione dello spaccio.
Mi trova quindi d’accordo il punto sulla valutazione delle migliori soluzioni per evitare fenomeni spiacevoli legati al concerto finale, senza per questo sostituirci o influenzare negativamente chi deve decidere veramente.
Ero però contrario a quel documento perchè il testo era pervaso di una discrezionalità e approssimazione che liquidavano il problema con troppa leggerezza, lasciando posizioni ambigue e una lettura falsificata da alcune parole che sembravano troppo dure nei confronti dell’evento, oltre all’inutile criminalizzazione oggettiva dei rave party.
Si dimostra scarsa conoscenza del fenomeno, banalizzazione e superficialità.
Nei rave party ci sono persone che vanno davvero solo per sentire la musica e socializzare. Tanti giovani preferiscono questo genere di festa, piuttosto che andare in discoteca. Fra l’altro, ma non ci dovrebbe essere bisogno di sottolinearlo, all’esterno e all’interno delle discoteche uso e consumo di droghe sono l’abitudine, a volte molto di più che nei rave party.
Quindi nel mio intervento ho chiesto di fare alcuni emendamenti al testo che avrebbero modificato positivamente la lettura del documento, togliendo e smussando le affermazioni troppo superficiali e approssimative, senza per questo snaturarne la natura, ottenendo anche il favore di tutto il gruppo Pd e della sinistra fuori dalla maggioranza.
Purtroppo le modifiche non sono state accettate da un altro membro della maggioranza e quindi, al momento della votazione, non ho potuto fare altro che astenermi di fronte a questo inspiegabile capriccio.
Questa era un po’ la cronistoria di Canapisa dal mio punto di vista. Non so se ci andrò, mi piacerebbe sapere di più del fallimento delle politiche derivate dalla legge Fini-Giovanardi del 2006 e spero di trovare delle risposte. Ma in ogni caso sono contento che sia stato trovato un accordo. Perchè quando si spenge una voce, anche se minoritaria, si perde anche un po’ della nostra libertà.
Lascia un commento