Ieri dopo una discussione interna su come migliorare l’efficienza del consiglio, siamo andati in visita ai cantieri navali di Pisa, una realtà di eccellenza che sta vivendo un momento drammatico. 60 lavoratori sono da un anno in cassa integrazione, senza una prospettiva per l’avvenire. Oscuro e incerto è infatti il destino della proprietà ed è necessario che le istituzioni promuovano tavoli di trattativa chiari.
Da parte nostra abbiamo votato un documento che impegna il sindaco e la giunta “a farsi promotore presso la Regione Toscana per la convocazione di un tavolo interregionale per cercare di riaprire il confronto tra le parti interessate al fine di garantire la continuità storica del Cantiere di Pisa e degli altri siti produttivi interessati”. Inoltre si dice da un lato di “attivare iniziative tese a sollecitare risposte trasparenti, unite a un piano industriale per un’immediata ripresa produttiva e il mantenimento della forza occupazionale” e dall’altro “di intraprendere contestualmente tutte le iniziative necessarie per la risoluzione delle problematiche del sito produttivo e per la ripresa della produzione, compreso l’impegno in società partecipate direttamente”.
Sperando in una risoluzione positiva, quello che ieri mi ha colpito del discoso dei lavoratori è il sentimento di appartenenza al marchio, al luogo di lavoro. C’è un sentimento profondo che li lega ai Cantieri Navali e credo che farebbero sacrifici non richiesti per il bene e lo sviluppo economico del posto di lavoro.
Questo mi fa riflettere sull’opportunità di insistere su percorsi virtuosi dove i lavoratori sono parte attiva, sia nei consigli di amministrazione sia come azionisti e/o possessori di quote nell’azienda. Ci sono tanti esempi virtuosi in Italia e da altre parti, basta un minimo di coraggio.
Lascia un commento