Forse ci siamo. Dopo un mese tormentato di ipotesi, di dichiarazioni, di lotte interne alla maggioranza, dovremmo avere la versione definitiva della manovra. Al quinto tentativo. Una condizione di instabilità e incertezza che non ha certamente aiutato a dare credibilità alla nostra economia. Infatti “i mercati”, questa entità astratta ma dannatamente fondamentale, non credono nell’Italia e nella sua capacità di uscire dalla crisi. Non comprano più i nostri buoni del tesoro, non ci finanziano più, facendoci correre il serio rischio di non avere liquidità per pagare le spese per il fabbisogno dello Stato. Da qui il crollo del Paese, il possibile fallimento e la conseguente uscita dall’Euro con conseguenze catastrofiche.
Non tocca ai giovani essere pessimisti, ma lo scenario è cupo e drammatico. Tra i pochi a comprare il nostro debito c’è la BCE, la banca centrale europea, che vede nel crollo dell’Italia la fine della politica comune dell’Europa. Per questo ha dettato la linea al governo, che in queste settimane è sembrato un bambino incapace e capriccioso: aumentare l’iva e equiparare le pensioni a livelli europei. Altrimenti anche lei avrebbe smesso di finanziarci.
Non so cosa succederà ora, se basterà per rimetterci in carreggiata o se avremo bisogno di altri ritocchi. Rimane il fatto di un governo dilettante e immobile di fronte allo scenario internazionale, additato da tutto il mondo come il buco nero dell’economia mondiale, che rischia di essere la Lehman Brothers europea. Berlusconi, schiavo del berlusconismo e del suo fallimento, non ha capito che la sua/nostra credibilità politica è ormai svanita nel nulla. Ma non mollerà la poltrona, portandoci con lui nella tempesta che si è creato. Non ammetterà mai di aver fallito. Non ci dobbiamo stare, serve qualcosa di più.
I giochi sono fatti, le puntate sono chiuse. Chi aveva la possibilità di costruire un clima migliore, di dare segnali di speranza, di condivisione, ha mancato miseramente. Adesso non è il momento dei tatticismi. Ognuno deve fare il proprio ruolo. Non siamo in attesa di messia, ma di azioni concrete per invertire la rotta che ci sta portando al baratro, all’anno zero.
Speriamo per il meglio, ma prepariamoci al peggio.
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