Domenica scorsa si è votato nello stato federale di Berlino. La Merkel ne è uscita a pezzi, la SPD ha guadagnato qualcosa e i liberali (in coalizione con la CDU) sono crollati. Ma la sorpresa del giorno è stato il risultato del Partito Pirata raggiungendo il 9% e conquistando 15 dei 141 seggi del parlamentino. Dopo il seggio al Parlamento Europeo, questo è il secondo grande successo del Partito Pirata, fondato nel 2006 e presente in molti stati europei. Ma qual è il programma di questi pirati? Vogliono libertà di navigazione, di saccheggio e di razzia? E chi sono i membri? Uomini con baffi e barbe lunghe con pappagallo sulla spalla e bende sull’occhio?
Niente di tutto questo ovviamente. Ecco un loro profilo tracciato da Suddeutsche Zeitung e tradotto da Presseurop:
La base elettorale del partito non si riduce alla comunità di internet. I principi e il programma elettorale del Partito Pirata berlinese comprendono varie idee che lo avvicinano alla sinistra radicale, come i trasporti pubblici gratuiti e il diritto alla casa per tutti. In ogni caso, i valori fondamentali dei Pirati sfuggono alla classica dicotomia tra sinistra e destra. “Libertà”, “apertura”, ma soprattutto “trasparenza” sono le parole chiave del movimento, che si è costituito per la prima volta come partito politico in Svezia cinque anni fa al termine di una battaglia contro la legge sul diritto d’autore. L’ideologia fondante è il libertarismo. Dall’alta considerazione accordata alla libertà dell’individuo scaturisce uno scetticismo profondo nei confronti dello stato e del governo, che possono raggiungere una certa legittimità soltanto tramite la partecipazione diretta. In particolare è libertaria l’aspirazione a una forma quanto più diretta possibile di democrazia. I deputati devono rappresentare la volontà dei loro elettori, che evolve di continuo e può essere recepita grazie agli strumenti partecipativi. Il convincimento di poter trovare le soluzioni migliori a ogni problema grazie agli strumenti offerti da internet.Che questo movimento piaccia tanto all’elettorato dipende anche dal fatto che a socializzare secondo le regole di internet ormai è una generazione intera. Chi non ha avuto bisogno di autorizzazione per costruire, né è stato soggetto al controllo dell’amministrazione quando ha aperto la sua società online, non ha interesse alla regolamentazione burocratica in altri settori. E chi ha scoperto che con due clic di mouse riusciva a rintracciare ogni singolo euro speso dal governo fa fatica a comprendere che i poteri pubblici invocano il diritto alla privacy per ogni cosa.
Sarà, ma a me ricorda molto il movimento di Grillo, che all’ultimo giro di elezioni ha preso all’incirca la stessa percentuale in molte regioni italiane. Apertura, trasparenza, partecipazione: non mi sembrano parole fuori dal tempo. Se i partiti “tradizionali” si dimenticheranno di queste parole vuol dire che non riescono a essere interpreti del presente. E “affonderanno” inevitabilmente.
Bisogna “saccheggiare” il bottino ( le buone idee) dei pirati e fare “razzia” delle loro navi (Apertura, Trasparenza, Partecipazione). Solo così potremmo “arruolare” nuovi membri nella nostra ciurma (soprattutto i giovani che cerchiamo disperatamente) per veleggiare verso l’isola, anzi la penisola, del tesoro, che è l’Italia che vorremmo nei prossimi anni.
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